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2024-03-28 18:04

L’Unep fa esplodere le stime dei costi per l’adattamento ai cambiamenti climatici

QUEL CHE C’È DA SAPERE

Secondo l’Unep, il Programma ambientale delle Nazioni Unite, nel 2030 il costo delle azioni di adattamento ai cambiamenti climatici nei paesi in via di sviluppo potrebbe essere due tre volte maggiore di quanto sinora stimato e nel 2050 potrebbe esserlo di quattro-cinque volte, raggiungendo una cifra compresa tra 280 e 500 miliardi di dollari l’anno entro il 2050. Le precedente stime fatte dalla Banca Mondiale nel 2010 parlavano di una cifra compresa tra I 70 e I 100 miliardi di dollari l’anno fino al 2050.

L'Unep riconosce che non esiste un'unica stima dei costi di adattamento ai cambiamenti climatici e che le stime variano fortemente a seconda della metodologia adottata, dei principi analitici applicati e delle ipotesi formulate. Il rapporto dell’Unep è stato scritto da autori provenienti da quindici istituzioni, è stato rivisto da 31 esperti e si basa sul riesame di studi nazionali, internazionali e di settore, che avevano condotto a formulare le precedenti stime della Banca Mondiale

La costituzione di un Fondo verde per il clima da 100 miliardi di dollari l’anno a partire dal 2020, per aiutare i paesi in via di sviluppo a investire sia nella riduzione delle emissioni di CO2, sia per la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, è stata al centro delle trattative che hanno portato all’Accordo di Parigi dello scorso dicembre.

Secondo il rapporto dell’Unep, intitolato Adaptation Gap Report 2016, nel quinquennio 2010-2014, i finanziamenti internazionali per la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici sono aumentati notevolmente, passando da 4,4 a 25 miliardi di dollari, di cui 22,5 destinati ai paesi in via di sviluppo. Ma anche in questo caso circolano stime molto diverse tra loro. Infatti, in un documento presentato dall’Ocse il 9 ottobre scorso si afferma che stimare a quanto si è sinora arrivati, rispetto ai 100 miliardi di dollari previsti sia per la riduzione delle emissioni sia per la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, è uno “sforzo tecnicamente complesso”, perché “ci sono significativi rischi di doppio conteggio e di attribuire finanziamenti per il clima in modo inappropriato, perché i flussi finanziari risultano spesso provenire da diversi paesi o istituzioni che lavorano in collaborazione per raggiungere un determinato obiettivo”. La situazione diventa ancora più complessa quando si considerano i finanziamenti privati mobilizzati da interventi pubblici. Un’incertezza che incrina la fiducia tra paesi ricchi e poveri. L’analisi dell’Ocse, a differenza di quella dell’Unep, stima in 61,8 miliardi di dollari quanto raccolto sino alla fine del 2014, ma i paesi in via di sviluppo affermano che questa stima non ha alcun valore legale e che le nazioni povere non sono state consultate. Molto diversa la cifra fornita un mese prima dal ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, secondo il quale dei 100 miliardi di dollari di questo Fondo verde per il clima, a cui l’Italia contribuisce con 250 milioni in cinque anni, ponendosi in tal modo “tra i principali contributori”, sino a quella data ne erano stati messi sul piatto solo dieci.