QUEL CHE C’È DA SAPERE
Secondo la Commissione europea, lo stanziamento, da parte della Germania, di 1,6 miliardi di contributi pubblici per la chiusura di otto centrali elettriche alimentate con la lignite costituisce un aiuto di Stato che non viola le regole della concorrenza, perché aiuta il Paese a raggiungere i suoi obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2, mentre le potenziali distorsioni del mercato unico sono in gran parte compensate dai benefici ambientali. Nel 2020, quando tutte le otto centrali avranno cessato di funzionare, la riduzione delle amissioni di CO2 sarà valutabile in 11-12,5 milioni di tonnellate l’anno, cioè più della metà della riduzione delle emissioni che la Germania deve conseguire entro il 2020.
La prima centrale sarà chiusa il prossimo ottobre e l’ultima nell’ottobre 2019. Gli operatori, a cui spetteranno i costi di chiusura, saranno compensati per i mancati profitti, dovuti all’impossibilità di vendere l’energia elettrica. La compensazione verrà calcolata sull’ipotesi che le centrali avrebbero potuto produrre elettricità per altri quattro anni, anche se tecnicamente avrebbero potuto avere una vita maggiore.
La lignite è uno delle fonti energetiche più inquinanti e, nel 2015, il 24% dell’elettricità tedesca è stata prodotta con questo combustibile. Le otto centrali che saranno progressivamente chiuse rappresentano il 13% della capacità totale degli impianti elettrici a lignite tedeschi.