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2024-10-05 09:16

La Spagna vince la prima causa internazionale sul taglio degli incentivi al fotovoltaico industriale

QUEL CHE C’È DA SAPERE

Il 21 gennaio, il Tribunale arbitrale della Camera di commercio di Stoccolma ha emesso un’importante sentenza in una causa intentata da due investitori del settore delle energie rinnovabili elettriche contro la Spagna, che nel 2010 ha tagliato gli incentivi agli impianti fotovoltaici. La sentenza costituisce il primo lodo arbitrale internazionale sulle riforme nel settore delle rinnovabili e potrebbe avere riflessi anche su cause intentate da investitori contro l’Italia, in riferimento all’art. 26 della legge 116/2014, il cosiddetto decreto “spalma incentivi”, che al fine di alleggerire la bolletta elettrica ha diminuito la spesa annua per gli incentivi ai grandi impianti di fotovoltaico industriale, diluendola su un arco di tempo di 24 anni, anziché di 20. In alternativa, i gestori degli impianti possono scegliere di mantenere la scadenza originale, con una rimodulazione della tariffa incentivante, oppure scegliere una terza opzione, che mantiene il periodo di erogazione ventennale, con una riduzione della tariffa del 6% per gli impianti di potenza compresa tra 200 e 500 kW, del 7% per gli impianti di potenza compresa tra 500 e 900 kW e dell’8% gli impianti di potenza superiore a 900 kW.

La causa contro la Spagna era stata avviata dall’olandese Charanne e dalla lussemburghese Construction Investments, entrambe azioniste del Gruppo T-Solar Global, che tra le sue attività ha la produzione e commercializzazione di energia elettrica da impianti fotovoltaici. La causa era stata intentata sulla base della Carta dell’energia, un Trattato internazionale del 1994, da cui l’Italia è uscita da quest’anno ma le cui obbligazioni varranno ancora per vent’anni.

Un comunicato del ministero dell’Industria e dell’Energia spagnolo sintetizza la decisione del Tribunale arbitrale di Stoccolma, secondo il quale i ricorrenti non potevano avere la legittima aspettativa che il quadro regolatorio che stabilisce gli incentivi alle rinnovabili potesse rimanere immutato durante tutta la vita dei loro impianti. Anzi, la possibilità di modifiche del quadro normativo avrebbe potuto essere facilmente prevista dagli investitori attraverso un’approfondita analisi del quadro giuridico. Un’analisi, secondo il Tribunale, che sarebbe stata in linea con il livello di diligenza atteso da un investitore straniero in un settore fortemente regolato come quello energetico e che è essenziale per procedere all’investimento.

Il lodo arbitrale del Tribunale di Stoccolma afferma anche che l’obbligo di fornire un trattamento giusto ed equo non implica che il quadro normativo debba rimare lo stesso per tutta la durata della vita degli impianti, perché questo significherebbe congelare il quadro normativo e limitare eventuali modifiche.

Inoltre, al contrario di quanto sostenuto dai ricorrenti, secondo il Tribunale di Stoccolma le modifiche decise dalla Spagna non sono contrarie all'interesse pubblico, dato che gli incentivi al fotovoltaico erano superiori, in termini assoluti, a quelli riservati ad altre tecnologie rinnovabili e crescevano di anno in anno, a tassi rilevanti, facendo aumentare la bolletta per i consumatori spagnoli più della media dell’Unione europea. Quindi, l’adozione di misure per limitare il deficit e l’aumento del prezzo non è né arbitraria, né irrazionale, né contraria all’interesse pubblico.

Per quanto riguarda la questione della retroattività dei tagli agli incentivi, che viene contestata anche in Italia al decreto “spalma incentivi”, il Tribunale di Stoccolma afferma che il diritto spagnolo non riconosce agli impianti un diritto acquisito ad una determinata retribuzione e le norme non si applicano a periodi anteriori, bensì dalla loro entrata in vigore. Inoltre, non esiste alcun principio di diritto internazionale in base al quale è possibile impedire a uno Stato l’introduzione di modifiche regolatorie con effetto immediato rispetto a situazioni in corso, salvo che esistano impegni specifici, come quelli derivanti da un contratto, cosa che non corrisponde a questo il caso.

In conclusione, il Tribunale arbitrale di Stoccolma ha stabilito che il taglio agli incentivi agli impianti fotovoltaici deciso dalla Spagna nel 2010 non è in contrasto con gli impegni assunti dal paese iberico con la Carta dell’energia e quindi ha condannato i ricorrenti a pagare alla Spagna quasi 1,2 milioni di euro di costi amministrativi e spese legali.