QUEL CHE C’È DA SAPERE
Il 2 febbraio, le commissioni riunite ambiente e attività produttive della Camera hanno approvato un documento contenente le osservazioni sulla proposta di direttiva della Commissione europea che riforma il sistema di scambio di emissioni di gas a effetto serra (EU ETS). Il documento dapprima afferma che questo sistema “rappresenta un unicum nel panorama mondiale, per il numero degli Stati e dei settori produttivi coinvolti, tanto da costituire un modello esemplare a livello internazionale”, dopo di che riconosce che il suo funzionamento si è rivelato un “sostanziale fallimento”, soprattutto a causa dello “squilibrio tra l'offerta di quote e la relativa domanda che ha portato alla impossibilità di determinare un prezzo del carbonio”.
La proposta di direttiva della Commissione Ue vorrebbe porre rimedio a questa situazione, prevedendo di aumentare il fattore di riduzione annuale del tetto massimo delle quote consentite dall'1,74 per cento al 2,2 per cento, a partire dal 2021. Contestualmente, viene fissato nella misura del 57% del totale l'ammontare delle emissioni destinate ad essere messe all'asta; “tale misura, di fatto, corrisponde alla situazione attuale”, osserva il documento delle due commissioni della Camera. La restante parte sarà assegnata gratuitamente anche dopo il 2020, per evitare il rischio di carbon leakage, ossia il rischio di delocalizzazione dovuto al differenziale dei costi del carbonio rispetto ai paesi con politiche ambientali meno rigorose.
Nelle osservazioni alla proposta di direttiva, emergono timori sugli effetti che essa potrebbe determinare. Infatti, le due commissioni della Camera affermano che “occorre operare affinché le modifiche da apportare al regime vigente corrispondano pienamente al duplice obiettivo di assicurare la piena efficacia del sistema stesso sia nel senso di attribuire un prezzo adeguato al carbonio sia nel senso di indirizzare in modo efficace gli investimenti delle imprese verso la decarbonizzazione evitando alle imprese stesse oneri di adeguamento sproporzionati”. Inoltre, “occorre garantire che la nuova metodologia prevista per l'individuazione dei settori esposti a rischio di delocalizzazione non comporti una riduzione dei settori inclusi tale da determinare un pregiudizio per la competitività delle aziende europee più esposte alla concorrenza”.
Alla fine del documento, le due commissioni richiamano la possibilità di un’alternativa a un sistema sinora fallimentare come quello dell’ETS e a rischio di penalizzazione e delocalizzazione delle imprese europee. Infatti, il documento afferma che “occorre, infine, valutare l'opportunità di utilizzare strumenti fiscali volti a disincentivare le emissioni maggiormente inquinanti, anche attraverso la possibilità di introdurre meccanismi a sostegno dei prezzi dei titoli CO2 e, al contempo, togliere facilitazioni e sussidi per le fonti maggiormente inquinanti nei diversi Paesi appartenenti all'Unione europea”.