QUEL CHE C’È DA SAPERE
Dopo aver rinviato il voto in attesa degli esiti della Conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici dello scorso dicembre, sulla carbon tax il Pd ha ceduto alla volontà del governo di non perseguire questa strada. Il 26 gennaio, la commissione ambiente della Camera ha approvato una risoluzione unitaria sui criteri di assegnazione dei proventi delle aste per lo scambio di quote di emissione di gas a effetto serra, in cui, nelle premesse, si afferma che “il sistema EU-ETS ha mostrato forti limiti nel suo funzionamento e in particolare non ha portato alla formazione di un effettivo prezzo per il carbonio in grado di orientare efficacemente gli investimenti delle imprese presso attività a bassissime emissioni di carbonio”.
A fronte di questa valutazione negativa, però, nel dispositivo finale si è accettata la formulazione proposta dal governo, che lo impegna soltanto ad “adoperarsi in sede europea per rafforzare le misure di riforma del sistema EU-ETS al fine di renderne efficace il funzionamento complessivo nell'attribuire un onere adeguato alle emissioni di CO2 equivalente, valutando anche l'opportunità di introdurre altri strumenti di natura fiscale per dare piena attuazione all'accordo sul clima raggiunto a Parigi nell'ambito della Ventunesima Conferenza delle Parti della Convenzione UNFCCC, in modo da indirizzare le scelte di investimento delle imprese verso tecnologie e attività economiche a bassissime emissioni di carbonio”.
Quindi, sull’ipotesi di una carbon tax, la risoluzione si limita a chiedere al governo di valutare anche l’opportunità di una sua introduzione. Il testo iniziale proposto dai relatori, invece, prima della riformulazione scritta dal governo, riprendeva la formulazione del testo proposto dal Pd e impegnava l’esecutivo a “promuovere la definizione nelle sedi opportune di misure fiscali di tassazione del carbonio in modo da costruire un sistema di regole e disincentivi economici coerente e stabile nel tempo, che consenta di rendere onerose le attività economiche che comportano consistenti emissioni di gas serra, in modo da indirizzare le scelte di investimento delle imprese verso tecnologie e attività economiche a bassissime emissioni di carbonio”.
Il 19 novembre, in commissione, a proposito della carbon tax il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, aveva dichiarato: “Non la amo molto perché non è progressiva. Non dico no alla carbon tax ma prima aspettiamo di vedere dove va l’Europa, perché la situazione è confusa. Inoltre è il caso di aspettare la direttiva europea sulla fiscalità ambientale”.
La risoluzione approvata dalla commissione ambiente della Camera il 26 gennaio, dopo la Conferenza di Parigi, rappresenta un passo indietro rispetto alla mozione approvata dall’Aula della Camera il 28 luglio 2015, proprio in vista della Conferenza sui cambiamenti climatici. Infatti, sulla questione della carbon tax, la mozione del Pd approvata in luglio impegnava il governo ad “assumere iniziative per definire ed adottare, anche nelle opportune sedi comunitarie e internazionali, nuove forme di fiscalità ambientale che impongano una giusta tassazione al carbonio e dunque alle attività che producono emissioni climalteranti insieme ad un sistema di regole chiaro, uniforme e stabile nel tempo, per orientare le scelte di investimento delle imprese verso tecnologie e attività a bassissime emissioni di carbonio”.