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2024-10-05 08:00

Una critica scientifica all’obiettivo dei 2°C di riscaldamento globale

QUEL CHE C’È DA SAPERE

Alla Cop21 di Parigi e negli anni di trattative che l’hanno preceduta, si è sempre parlato del limite dei 2°C di aumento della temperatura globale, rispetto al periodo pre-industriale, come limite da non superare entro la fine del secolo, per evitare disastri climatici. Ma questo limite dei 2°C ha una base scientifica oppure è una target politico? Alcuni ricercatori sostengono che non vi è alcuna base scientifica che supporti il limite dei 2°C e che esso serve solo per fissare dei limiti alla mitigazione, anche se è percepito dal pubblico come un obiettivo universalmente accettato e identificato dagli scienziati come limite di sicurezza.

In uno studio pubblicato dalla rivista Nature Geoscience, alcuni scienziati dell’Istituto di ricerche atmosferiche e climatiche del Politecnico federale di Zurigo, guidati da Reto Knutti, sostengono che questa percezione non è corretta, perché nessuna ricerca scientifica ha mai descritto i 2°C di riscaldamento come un livello sicuro. Per gli autori della ricerca, è quasi impossibile indicare un obiettivo sicuro ed è ancora meno chiaro come possa essere raggiunto. Quello che si è visto è che esiste una relazione quasi lineare tra l’aumento della temperatura e le emissioni globali di CO2 e quindi ogni obiettivo di temperatura è associato a una certa quantità di emissioni. L’obiettivo dei 2°C è utile per ancorare le discussioni, secondo gli studiosi del Politecnico svizzero, per i quali c’è bisogno di essere d’accordo su come partire, non su dove deve finire la mitigazione. “Nessuna valutazione scientifica ha chiaramente difeso o sostenuto l’obiettivo dei 2°C come un livello di sicurezza del riscaldamento e in effetti questo non è un problema che la scienza può affrontare da sola”, affermano gli autori dello studio.

I ricercatori osservano che gli approcci alla riduzione della CO2 che vengono normalmente discussi hanno un terzo delle probabilità di non raggiungere l'obiettivo, mentre sugli aerei e negli impianti nucleari sono considerati accettabili tassi di errore inferiori all’uno per mille e nessuno salirebbe su un aereo con il 33% di possibilità di crash. Qual è il livello di certezza che si vuole in campo climatico è anch’essa una questione politica, a cui la scienza da sola non può rispondere.