QUEL CHE C’È DA SAPERE
Il dibattito sul riscaldamento climatico si è polarizzato su una semplice dicotomia: da una parte chi dice che è reale, pericoloso e causato dall’uomo; dall’altro, chi sostiene che è una bufala. Sulla rivista Scientific American, Matt Ridley, collaboratore del Times e del Wall Street Journal, propone una terza ipotesi: è reale, provocato dall’uomo ma non è pericoloso, almeno per lungo tempo.
Si tratta di una posizione "tiepida", che Ridley sostiene essere sostenuta dalle recenti ricerche in materia di clima, che se sono corrette indicano che le attuali politiche per contrastare il riscaldamento globale possono fare più male che bene. Ad esempio, la Fao e altri organismi concordano sul fatto che la fretta nel far crescere la produzione e il consumo di biocarburanti, giustificando questa scelta come misura necessaria per la decarbonizzazione, ha fatto aumentare i prezzi del cibo e ha contribuito alla distruzione della foresta pluviale. Un altro esempio è la politica della Banca Mondiale, di quella Europea per gli investimenti e di altri organismi finanziari, che dal 2013 hanno limitato i finanziamenti per la costruzione di impianti a combustibili fossili in Asia e in Africa, rallentando così i progressi nel portare l’elettricità al miliardo di persone che ne sono ancora prive.
Ridley cita alcuni studi che nel corso degli anni hanno smentito le previsioni sull’innalzamento della temperatura nei decenni successivi fatte dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) nel 1990, compreso l’ultimo rapporto dell’IPCC stesso. Tali studi arrivano alla conclusione che l’aumento della temperatura avviene a un ritmo sensibilmente inferiore di quanto previsto 25 anni fa. Quindi, non c’è motivo per correre a sovvenzionare tecnologie inefficienti e che consumano grandi estensioni di terra, come l’eolico o il solare, o di rischiare di privare i poveri dei benefici che potrebbero avere dall’accesso all’elettricità a buon mercato prodotta dai combustibili fossili.
Il consiglio di Ridley è di sfruttare questa lentezza nell’aumento della temperatura globale per intensificare nei prossimi decenni la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie energetiche a bassa intensità di carbonio e a prezzi molto più bassi. Del resto, secondo l’autore, le spettacolari conferenze sul clima dell’ultimo decennio hanno proposto piani, politiche e promesse che hanno avuto ben poco effetto, con i combustibili fossili che hanno continuato a coprire l’87% dell’energia primaria a livello mondiale.
energie rinnovabili
chissà perché i pannelli solari debbono essere installati nei campi quando nel nostro paese ci sono tanti tetti civili e industriali sufficienti ad installare centinaia di migliaia di megawatt/p. Forse non è questo il problema vero se l'aumento della CO2 non è un problema non dovrebbe esserlo nemmeno se si riduce. Quando una tecnologia entra in scena rischia anche di conquistarla, la scena, altri la perdono è la storia. il mondo cambia perché cambiano i pensieri di chi lo abita. Non so se Matt Ridlley ha o meno ragione. Ma so che una nuova tecnologia per produrre energia elettrica trasformando direttamente quella solare ha raggiunto costi tali da competere con i combustibili fossili. Non in tutti i paesi del mondo ma in molti si, l'Italia è uno di questi.