QUEL CHE C’È DA SAPERE
Si è sempre in attesa che i Ministeri dello sviluppo economico e dell’ambiente diano alla Sogin il nulla osta alla pubblicazione della Carta delle aree potenzialmente idonee (CNAPI) ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, cosa che sarebbe dovuta avvenire entro il 20 agosto. Nel frattempo, il 6 agosto, la commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti ha pubblicato la Proposta di relazione sulla gestione dei rifiuti radioattivi in Italia e sulle attività connesse, che fa seguito a quella pubblicata, nella scorsa legislatura, da un’omologa commissione d’inchiesta, che individuò come criticità fondamentale la perdurante mancanza di un deposito nazionale ove collocare i rifiuti, mettendo in luce “una situazione che è ben lungi dall’aver raggiunto una sostanziale, tranquillizzante stabilità”.
La proposta di relazione appena pubblicata centra molto l’attenzione sulla Sogin (Società Gestione Impianti Nucleari), a capitale interamente pubblico. L’ex-amministratore delegato, Giuseppe Nucci, è stato coinvolto in un’inchiesta della magistratura per le presunte tangenti pagate dall’impresa Maltauro per l’assegnazione dei lavori di realizzazione dell’impianto Cemex, destinato alla solidificazione dei rifiuti radioattivi liquidi presenti nell’impianto Eurex di Saluggia.
Il nuovo amministratore delegato, estraneo a quelle vicende giudiziarie, si è imbattuto in pesanti difficoltà gestionali che hanno determinato ulteriori ritardi, con conseguente aggravio dei costi, nel già troppo lento procedere dei lavori di decommissioning delle installazioni nucleari dei quali la Sogin è responsabile. Dopo che la commissione d’inchiesta ha ascoltato a questo riguardo il presidente e lo stesso amministratore delegato di Sogin, e il Ministro dello sviluppo economico, nella proposta di relazione si legge che “la Commissione non può non esprimere la propria preoccupazione per quanto sin qui emerso. Basti pensare che i fatti ricostruiti sono avvenuti quando all’interno della Sogin, tra le altre attività, era in corso di elaborazione la proposta di carta nazionale delle aree potenzialmente idonee alla localizzazione del deposito dei rifiuti radioattivi. E al di là dei ritardi, degli eventuali errori, dei costi conseguenti, il clima di coesione che si registra nella società, e specificatamente tra i suoi vertici, non è certamente quello che sarebbe necessario per condurre i compiti tanto importanti quanto delicati che la attendono”.
Oltre ad altri aspetti, la proposta di relazione della commissione d’inchiesta affronta anche le “difficoltà in cui si trova l’autorità di regolamentazione e controllo. L’Agenzia di protezione ambientale, oggi Ispra, che, anche sotto altre denominazioni succedutesi di Anpa e di Apat, svolge tali funzioni sin dal 1994, da sei anni è stata posta in una situazione di precarietà, in perenne attesa di trasferire quelle funzioni e il relativo personale a un soggetto nuovo o comunque diverso, individuato da ultimo nell’Isin, l’Ispettorato per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, istituito dal D.lgs. 45/014, ma tuttora inesistente per la mancata nomina dei suoi organi. Una designazione per l’incarico di direttore, fatta nel novembre 2014, non è mai stata perfezionata, verosimilmente per le forti riserve che la designazione aveva da più parti suscitato riguardo alla rispondenza della persona indicata ai requisiti che la legge stabilisce in modo puntuale. Probabilmente nessuna organizzazione potrebbe superare indenne un transitorio che si protragga per sei anni”.
La relazione definitiva dovrebbe essere approvata dalla commissione parlamentare d’inchiesta entro il mese di settembre.