TERREMOTI NELLA CINTURA DI FUOCO
Si prende spunto dal terremoto cileno di questi giorni per suggerire che la potenzialità sismogenetica di una certa regione dovrebbe essere individuata utilizzando il parametro dello spazio anziché quello del tempo.
Il terremoto cileno di Magnitudo 8,2 del 1 aprile scorso ci permette una riflessione sulla potenzialità sismogenetica della zona di subduzione circumpacifica che corrisponde alla linea rossa riportata in Fig.1.
Figura1: Localizzazione del terremoto al largo della costa cilena settentrionale collegato alla subduzione della placca Pacifica/placca di Nazca sotto la placca Sudamericana.
Tale riflessione riguarda anche le polemiche del dopo tsunami di Fukushima circa la potenzialità sismica della zona di subduzione giapponese, riportate nel lavoro presentato in occasione dell’International Symposium on Engineering Lessons Learned from the 2011 Great East Japan Earthquake, March 1-4, 2012, Tokyo, pubblicato negli Atti con il titolo: The Reasons why we failed to anticipate M 9 Earthquakes in Northeast Japan).
In questo lavoro, i due autori T. Matsuzawa e Y. Iio, rispettivamente delle Università di Tohoku e Kyoto, scrivono che i sismologi giapponesi ritenevano che, date le caratteristiche chimico-fisiche della placca in subduzione al largo del Giappone, molto vecchia e fredda e quindi pesante e più facilmente soggetta a sprofondare, non si sarebbe potuta accumulare un’energia come quella che ha generato il terremoto del 2011. Tutto ciò è confermato anche dalla peculiare sismicità della zona (numerosi terremoti di energia significativa).
A posteriori si potrebbe dire che questi sismologi avevano sbagliato i calcoli ma, ad una attenta riflessione, il problema appare più complesso di quello che si pensava, come dimostra la mappa del Servizio geologico degli Stati Uniti (USGS) in Fig. 2.
Figura 2: I terremoti più forti accaduti dal 1900. Fonte: (www.usgs.gov)
La mappa mostra i terremoti più forti accaduti sul nostro pianeta a partire dal 1900. Come si può facilmente evincere, a parte il terremoto tibetano (il numero 10), tutti gli altri sono localizzati lungo la subduzione della placca Pacifica (la cosiddetta “cintura di fuoco”; ring of fire di Fig.1). Risulta chiaro anche che nell’area giapponese non ci sono stati terremoti di Magnitudo superiore a 9 prima del 2011.
|
Location |
Date UTC |
Magnitude |
Lat. |
Long. |
Reference |
1. |
1960 05 22 |
9.5 |
-38.29 |
-73.05 |
Kanamori, 1977 |
|
2. |
1964 03 28 |
9.2 |
61.02 |
-147.65 |
Kanamori, 1977 |
|
3. |
2004 12 26 |
9.1 |
3.30 |
95.78 |
Park et al., 2005 |
|
4. |
2011 03 11 |
9.0 |
38.322 |
142.369 |
PDE |
|
5. |
1952 11 04 |
9.0 |
52.76 |
160.06 |
Kanamori, 1977 |
|
6. |
2010 02 27 |
8.8 |
-35.846 |
-72.719 |
PDE |
|
7. |
1906 01 31 |
8.8 |
1.0 |
-81.5 |
Kanamori, 1977 |
|
8. |
1965 02 04 |
8.7 |
51.21 |
178.50 |
Kanamori, 1977 |
|
9. |
2005 03 28 |
8.6 |
2.08 |
97.01 |
PDE |
|
10. |
1950 08 15 |
8.6 |
28.5 |
96.5 |
Kanamori, 1977 |
|
11. |
2012 04 11 |
8.6 |
2.311 |
93.063 |
PDE |
|
12. |
1957 03 09 |
8.6 |
51.56 |
-175.39 |
Johnson et al., 1994 |
|
13. |
2007 09 12 |
8.5 |
-4.438 |
101.367 |
PDE |
|
14. |
1938 02 01 |
8.5 |
-5.05 |
131.62 |
Okal and Reymond, 2003 |
|
15. |
Kamchatka |
1923 02 03 |
8.5 |
54.0 |
161.0 |
Kanamori, 1988 |
16. |
1922 11 11 |
8.5 |
-28.55 |
-70.50 |
Kanamori, 1977 |
|
17. |
Kuril Islands |
1963 10 13 |
8.5 |
44.9 |
149.6 |
Kanamori, 1977 |
Fonte: (www.usgs.gov)
Per fare previsioni per una certa area, 100 anni di storia sismica sono niente (e mille anni possono essere poco più di niente); sono abbastanza però se invece del paramentro tempo utilizziamo il paramentro spazio. In altre parole, utilizzando lo spazio possiamo vedere che il massimo terremoto prodottosi da una situazione geologica e tettonica come il caso della subduzione della placca Pacifica, è di Magnitudo 9.5. Quindi, cautelativamente, è necessario assumere che in tutta questa “cintura di fuoco” si possa verificare un terremoto del tipo di quello cileno del 1960.
In altre parole, nelle varie aree di questa cintura, stime che portino a massimi potenziali inferiori a Magnitudo 9.5, dovrebbero essere corredate da una mole di dati idonei in termini di qualità e di dettaglio. Dati che, attualmente, non appare possibile ottenere per la quasi totalità di questa amplissima zona di subduzione. Questo, a maggior ragione, quando si devono progettare in prossimità di essa impianti ad alto rischio o di significativo impatto ambientale.