MALGOVERNO
I poteri costituzionali deviano dalle regole, ma la cosa non fa notizia.
Pubblichiamo l’articolo apparso sul sito dell’istituto Bruno Leoni scritto in data 10 marzo 2014.
Abbiamo letto molto della conferenza stampa del 28 febbraio 2014 sul decreto “Salva-Roma”, ma non ancora il decreto. Uguale sorte era toccata poco prima a “Destinazione Italia”, meglio conosciuto per il comunicato emesso riportato dalle agenzie di stampa che non per il provvedimento.
È assodato che la stampa non si fa scrupoli nel commentare un testo che non c’è, ma la qualità del dibattito ne risente. Entrambi i decreti infatti sono stati pubblicati rispettivamente una settimana e dieci giorni dopo la loro approvazione in Consiglio dei ministri. Nel frattempo, le pagine dei giornali vengono occupate da opinioni basate sui comunicati di Palazzo Chigi - l’unica fonte di informazione di quello che accade in Consiglio dei ministri.
Intanto, mentre il decreto giace non si sa dove, l’attenzione si affievolisce.
I due decreti sono in folta compagnia. Il provvedimento sull’abolizione del finanziamento dei partiti è stato adottato il 13 dicembre 2013, per essere pubblicato il 28; il decreto del “Fare” venne approvato il 15 giugno 2013, ma il testo fece la sua comparsa solo il 21. Per risalire al governo Monti, il decreto-legge “Sviluppo” venne approvato il 15 giugno 2012 e pubblicato il 26; per leggere il suo bis, dovemmo attendere due settimane (dal 4 al 18 ottobre).
È una tattica? Si tratta semplicemente di una cattiva prassi? In un caso o nell’altro, davvero bisognerebbe “cambiare verso”. Per almeno tre ragioni.
La prima è il rispetto della legge, che impone che “Il decreto-legge è pubblicato, senza ulteriori adempimenti, nella Gazzetta Ufficiale immediatamente dopo la sua emanazione”. Potrà sembrare una pignoleria, dato che la deviazione dalle regole da parte dei poteri costituzionali non fa notizia, specie nel campo della decretazione d’urgenza. Ma l’obbligo di immediata pubblicazione non è casuale. Serve anzi a rendere prontamente conoscibile un testo fino a quel momento non pubblico, nemmeno in forma provvisoria, come può essere invece un disegno di legge.
In secondo luogo, una pubblicazione non immediata sembrerebbe smentire la stessa urgenza a provvedere. Poiché il decreto-legge entra in vigore fin dalla pubblicazione, sarebbe inverosimile che esso, adottato per motivi di urgenza, non fosse poi così urgente anche nell’essere pubblicato.
La terza ragione attiene invece alla prassi nell’uso di questo tipo di atto. Potremmo anche ammettere eventuali esigenze di raccordo del testo e limatura che ne ritardano l’immediata pubblicazione.
Ma, considerando che ogni mese almeno due decreti vengono approvati e che negli ultimi anni per decreto si sono veicolate le principali misure di ordine economico-finanziario, sarebbe necessario che il dibattito pubblico si sviluppasse non in base a
comunicati stampa e dichiarazioni incrociate, ma al testo del provvedimento. “Conoscere per commentare” è necessario a un’opinione pubblica che si voglia parte attiva del processo politico - e non assente o, peggio, narcotizzata dai giochi di prestigio della classe politica.
Articolo estratto dal sito: http://www.brunoleoni.it/nextpage.aspx?codice=14973