EOLICO IN SICILIA
Dal sito “Rete della Resistenza sui Crinali” riprendiamo il commento di Alberto Cuppini a proposito delle esternazioni di Totò Riina, intercettato in carcere, sul business dell’eolico.
Ci sia permesso un breve excursus geografico, abbandonando per un momento l’alto Appennino per scendere a ficcanasare in Sicilia. Saremo certamente perdonati dell’indebita ingerenza. Del resto, nonostante la resistenza di qualche montanaro riottoso, pare che anche noi dovremo abituarci al nuovo che avanza con le pale eoliche installate da chi, in Sicilia e nel Sud, ha fatto affari scendendo a patti col diavolo.
Ebbene: abbiamo letto sui quotidiani quel capolavoro di umanità che sono le intercettazioni fatte in carcere al boss della Mafia Totò Riina. Tra le altre considerazioni, che invitiamo a leggere direttamente dalla stampa nella loro completezza, Riina giudica il più ricercato mafioso latitante italiano, Matteo Messina Denaro, già noto per i suoi business eolici. Come risaputo, il suo nome era stato associato, nell’aprile scorso, al sequestro record di beni operato dalla DIA a Vito Nicastri, sviluppatore di impianti eolici in Sicilia, a cui si è interessata la stampa di tutto il mondo. Niente di particolarmente nuovo, dunque. Vale però la pena di leggere che cosa pensa delle iniziative imprenditoriali di Messina Denaro un profondo conoscitore dell’ambiente siciliano.
Ecco dunque quanto riportato a questo proposito, ad esempio, da “Il Mondo” del 20 gennaio nell’articolo dal titolo “Mafia, Riina: Messina Denaro non si interessa a noi“:
“Dalle frasi di Totò Riina intercettate nel carcere di Opera, mentre il padrino parla con il boss pugliese Alberto Lo Russo, emerge una critica del vecchio capo corleonese nei confronti dell’attuale numero uno di Cosanostra, Matteo Messina Denaro, colpevole secondo Riina di “non interessarsi”. Si tratta di due approcci differenti alla gestione di Cosa nostra. Uno, quello di Riina, in cui a valere è soprattutto il potere; l’altro, quello di Messina Denaro, in cui l’unico obiettivo è il grosso accumulo di capitali con le energie alternative, specialmente l’eolico. “A me dispiace dirlo – dice Riina -, questo che fa il latitante che fa questi pali? questi pali eolici… i pali della luce”. “Questo si sente di comandare, si sente di fare luce ovunque, fa luce, fa pali per prendere soldi, per prendere soldi”.
Per un maggior dettaglio, leggiamo dal Secolo XIX un passaggio dell’articolo dal titolo“Intercettazioni, la sentenza di Totò Riina”:
«A me dispiace dirlo, questo signor Messina Denaro, questo che fa il latitante, questo si sente di comandare, ma non si interessa di noi». È il duro giudizio sul boss latitante Matteo Messina Denaro del capomafia. «Questo fa i pali della luce – aggiunge riferendosi al business dell’energia eolica in cui Messina Denaro è coinvolto – ci farebbe più figura se se la mettesse in c… la luce». Riina contesta a Messina Denaro di interessarsi solo ai suoi affari: «fa pali (eolici ndr) per prendere soldi», dice. «Se ora ci fosse suo padre, perché suo padre era un bravo cristiano!!! – prosegue parlando del padre del latitante, Francesco Messina Denaro, che è deceduto – era perfetto, un orologio. Il figlio lo ha dato a me per farne quello che ne dovevo fare. È stato 4 o 5 anni con me poi si è messo a fare luce – spiega sempre alludendo al business dell’energia eolica in cui Messina Denaro avrebbe investito – e finì». «A noi ci tengono in galera – aggiunge – però quando siamo liberi li dobbiamo ammazzare».
Per sfortunata coincidenza (sfortunata per l’Assessore siciliano all’energia Nicolò Marino e per i sostenitori dell’eolico) è stato pubblicato sul Sole 24 Ore del 20 gennaio 2014 un articolo di Nino Amadore dal titolo“Il piano eolico che fa tremare la Sicilia: tremila torri per 8,5 miliardi di investimenti e 26 miliardi di incentivi statali” in cui si scrive, tra l’altro:
“Circa tremila torri da 100 e più metri su tutto il territorio della regione. L’equivalente di tremila grattacieli piantati in aree spesso di pregio dal punto di vista ambientale. In parallelo investimenti per 8,468 miliardi e un giro d’affari, solo di incentivi statali, di oltre 26 miliardi in vent’anni. E’ questo il fronte difeso a spada tratta dall’assessore all’Energia Nicolò Marino che pur di portare a termine il lavoro avviato ad agosto con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della Regione siciliana del decreto con il calendario delle conferenze di servizio decisorie ha rotto con il Pd e persino con il governatore Rosario Crocetta.”
Siccome siamo convinti che i nostri lettori riescano a fare due più due, lasciamo a loro il compito di trarre le conclusioni che ritengono più opportune. Noi non intendiamo commentare ulteriormente questi fatti, anche perché lo abbiamo già fatto mille volte e non vogliamo diventare ripetitivi. E’ sempre la solita storia che si ripropone con soggetti di volta in volta diversi. In fondo, pensare a far soldi disinteressandosi di tutto e di tutti non è un reato. E’ peggio. Ricordiamo solo che il fenomeno dell’eolico in Italia è stato oggetto anche di un preoccupante studio accademico dal titolo “Energia verde ed economia nera. Investimenti mafiosi nel settore eolico in Italia”, pubblicato su una autorevole rivista criminologica internazionale, a cui rimandiamo tutti gli interessati.
Ci limitiamo a riportare la stessa domanda che concludeva l’articolo già citato dal Sole24 Ore:
“Perché l’assessore Marino e il direttore generale si sono incaponiti sull’eolico? Cui prodest? Non guadagnano i cittadini, il territorio viene massacrato, non guadagnano gli enti locali, non guadagnano i proprietari dei terreni, i requisiti richiesti dal decreto burden sharing sono stati raggiunti, non lo vuole la maggioranza politica che governa la regione. Dunque in molti si chiedono: chi ci guadagna e perché tanta insistenza?”