Oggi:

2025-02-11 04:27

No, gli Ambientalisti Non Sono Tutti Uguali.

WWF, LEGAMBIENTE E GREENPEACE

di: 
Carlo Alberto Pinelli*

L’autore, ambientalista storico, alpinista e regista documentarista, perde la pazienza e sbotta contro le palesi contraddizioni delle “maggiori” associazioni ambientaliste sull’argomento FER e sulla loro pretesa di rappresentare da sole il variegato mondo degli ambientalisti.
Dal sito di Mountain Wilderness – Italia.

Copertina: Carlo Alberto Pinelli, foto archivio Mountain Wilderness

 

Può essere comprensibile che tra le associazioni ambientalistiche ci siano posizioni, anche radicalmente divergenti, relativamente all’efficacia delle energie rinnovabili per la mitigazione del riscaldamento globale del pianeta e sull’importanza culturale dei paesaggi nazionali. Quello che ormai non è più tollerabile è che alcune di queste associazioni si arroghino il diritto di spacciare le loro discutibili posizioni come se fossero la voce dell’intero arcipelago ambientalista.

È bene chiarire che le affermazioni di Legambiente, WWF e compari, non sono condivise da altre storiche associazioni, come Italia Nostra, Mountain Wilderness, Amici della Terra, Altura, l’Altritalia Ambiente, Federazione Pro Natura, e da decine di comitati locali… E neppure, a quanto sembra, dal prudente Club Alpino Italiano che per numero di associati resta la più numerosa associazione ambientalistica italiana.

Queste associazioni, sistematicamente ignorate dai media, plaudono con grande convinzione all’iniziativa della governatrice della Sardegna, intenzionata a porre una moratoria contro l’arrembaggio selvaggio degli speculatori che cavalcano il lucroso business delle Fonti rinnovabili (FER) come eolico e fotovoltaico, progettando di devastare ulteriormente i territori e i paesaggi identitari dell’isola, spalleggiati ciecamente da WWF, Legambiente, Greenpeace per motivi che sfuggono alla nostra comprensione.

Infatti, del tutto discutibili e in gran parte inesatte sono, a nostro avviso, le affermazioni apodittiche - al limite dell’isteria - contenute nel documento pubblicato da quelle associazioni, le quali fingono di non capire che la distruzione del valore culturale dei paesaggi identitari italiani, per quanto massiccia e aggressiva possa diventare, non sposterà di un millimetro la costante crescita del CO2 nell’atmosfera. Su questo siamo disponibili a qualsiasi pubblico dibattito.    

Potremmo estrarre dal documento molte perle. Tra queste basterebbe citare quella che prevede “l’armonica integrazione delle rinnovabili nel paesaggio”. Un autentico ossimoro. Se costoro davvero pensano che centinaia di torri eoliche, alte più della cupola di San Pietro, possano venire metabolizzate impunemente dall’ambiente circostante, non si capisce per quale motivo in un recente passato, costruzioni assai meno invasive siano state bollate proprio dagli stessi soggetti come “ecomostri” del tutto incompatibili con la bellezza e il valore dei luoghi che avevano invaso. Come l’hotel Fuenti, Punta Perotti, Torre Melissa. Le torri eoliche sono altrettanto inutili per la salute del Pianeta ma molto più devastanti. 

Legambiente, WWF e i loro vassalli oggi si arroccano su un obiettivo meno chimerico: il raggiungimento dell’autonomia energetica della nazione.  Come se ci fosse una differenza (morale?) tra la dipendenza dal gas sovietico e la dipendenza dai produttori di pale eoliche e pannelli fotovoltaici cinesi. Comunque, in entrambi i casi, l’argomento esula dall’orizzonte dell’ambientalismo e, semmai, riguarda calcoli economici. Anche in questo campo, per quanto estraneo al nucleo centrale della nostra mission, siamo preparati e pronti a dare battaglia.

Oggi la salvezza dei paesaggi italiani dipende dalla crescente opposizione di tante realtà territoriali che l’invasiva propaganda a tappeto degli speculatori delle FER non è riuscita a piegare. Ci auguriamo che l’esempio della Governatrice della Sardegna venga seguito da altre regioni, da altre province, da tante altre comunità locali. Senza tema di venire accusati di rinchiudersi nella sindrome Nimby.  Perché proprio nella sindrome Nimby oggi, paradossalmente, sta la salvezza dei paesaggi italiani dalle FER.

 

*Carlo Alberto Pinelli è Presidente onorario di Mountain Wilderness International. E’ stato, per 12 anni, consigliere nazionale del WWF. Già presidente della Commissione Tutela Ambiente Montano del Club Alpino Italiano.  Socio del Club Alpino Accademico Italiano

Che brutta trasformazione nel WWF Italia

Tra le associazioni “ambientaliste” a favore dell’invasione di pale eoliche la capofila è senza dubbio Legambiente, fortemente condizionata dal fatto che ANEV (associazione di industriali dell’eolico) figura tra i “partner” di Legambiente (anche se sarebbe più corretto dire il contrario, cioè che Legambiente è "partner" di ANEV, visto che ANEV detta la linea da seguire).
Quello che invece non si capisce proprio è l'atteggiamento del WWF, che va passivamente a rimorchio di Legambiente. Dovrebbe difendere la “Wildlife” e non capiscono che, se pianto una selva di pale eoliche alte duecento metri in montagna, la “Wildlife” va a farsi benedire.
L’unica spiegazione è nel modesto livello dei suoi attuali dirigenti: purtroppo i veri ambientalisti come Fulco Pratesi, Franco Tassi e molti altri della prima generazione non contano più nulla.
Parlo ovviamente dei dirigenti del WWF nazionale, perché invece nelle sezioni locali gli attivisti hanno capito benissimo come stanno le cose (vedi battaglia contro le pale in Val Marecchia sottoscritta dalle sezioni WWF di Rimini e Forlì Cesena: https://astrolabio.amicidellaterra.it/node/3134).
Spero sempre in un ripensamento, ma temo che siano troppo presuntuosi per farlo. Ma in casi come questo cambiare idea è segno di saggezza, spero che se ne accorgano per tempo.