INVASIONE EOLICA
Meglio dirlo subito: la presidente degli Amici della Terra è orvietana. Ma questo serve solo ad aggiungere un po’ di passione ad una questione che rappresenta un vero scandalo nazionale. Il progetto eolico di Orvieto è insensato, imposto in violazione della legge, solo per far capire a tutti che i rinnovabilisti non vogliono più alcun ostacolo ai loro interessi, nè qui nè altrove. Insomma, una prova di forza.
Tra 50 anni i figli dei nostri figli ci chiederanno: “ma come avete potuto sfregiare i paesaggi più belli del paese in questo modo? ma nessuno, nemmeno gli intellettuali si sono opposti? Addirittura, nei luoghi simbolo della cultura, addirittura violare il panorama di Orvieto, addirittura nella Tuscia, l’antica terra degli Etruschi, con pale di 200 metri difronte al Duomo che ne misura solo 50!”
È vero, si stanno verificando ovunque invasioni dei territori – e dei mari – gravissime, con pale eoliche e grandi estensioni di pannelli a terra, in particolare a Sud, e con densità insopportabili in Sicilia e in Puglia. E noi ci stiamo opponendo con tutte le nostre ragioni, dappertutto.
Ma il progetto di Orvieto, se non riusciremo a fermarlo, rappresenta molto più di uno sfregio al paesaggio: per l’industria dell’eolico ha un valore di livello nazionale, una spallata finale alle già scarse, residue opposizioni. Per realizzarlo, contro ogni ragionevole criterio di localizzazione, si violano tutte le leggi, persino quelle varate apposta per semplificare le leggi di tutela. Una prova di forza e di arroganza del potere da parte delle aziende dell’eolico e dei loro sodali. Superata questa, non avranno più alcun ostacolo, in nessun altro luogo.
Bisogna risalire al 2013, quando fu presentato un progetto di 18 torri eoliche alte 150 metri, tre volte il Duomo di Orvieto, da una società che aveva 10.000 euro di capitale sociale. All’epoca, ci fu la ribellione di tutti gli ambientalisti, compresi come Legambiente e WWF che già avevano una posizione pro rinnovabili ad oltranza. Ma, allora, il progetto di Orvieto, insieme a quello di Tuscania, fu considerato scandaloso e, in quanto tale, controproducente anche per i fautori dell’eolico. Chiedemmo, tutti insieme, al governo che i progetti, in paesaggi pregiati e identitari, venissero bloccati perché inopportuni e privi di rispetto per le radici della nostra cultura e della nostra storia.
Chiedemmo anche al Governo di dotare il Paese, al più presto, di strumenti normativi certi per regolare il rapporto tra impianti per le energie rinnovabili e il territorio, in modo da non trasformare luoghi di pregio naturalistico e paesaggistico in una sterminata zona industriale senza confini.
Il rumore fatto fermò lo scellerato progetto di Orvieto ma i governi e parlamenti che si sono succeduti non hanno sentito l’esigenza di salvaguardare il paesaggio con norme e aree idonee. Hanno invece recepito pedissequamente le richieste dei lobbysti delle rinnovabili di semplificare norme e procedimenti per l’installazione di grandi progetti eolici e fotovoltaici. Anche Legambiente e WWF, che prima erano d’accordo nel frenare questi scempi in luoghi iconici riconosciuti, si sono accodate a queste richieste. Per giustificare lo “scempio no limit” hanno dovuto cambiare narrazione. Ed ecco che, “di fronte all’emergenza climatica non c’è tempo da perdere”, “le temperature aumentano”, “dobbiamo salvare il pianeta!”.
Ma quello che vogliono veramente, ad ogni costo, è fare tanti impianti rinnovabili e dovunque, senza regole. “In fin dei conti, le pale sono le nostre nuove cattedrali” , affermava il Presidente di Legambiente nel 2020. Che poi questi impianti non riducano le emissioni climalteranti, né l’uso dei fossili a livello globale, che siano dannosi per la biodiversità, che siano costosi, che si aprano gigantesche miniere nel terzo mondo per i materiali necessari, che abbiano favorito un nuovo schiavismo e tanto altro ancora, non interessa perché ha prevalso la narrazione di parte, il martellante messaggio mediatico, reso possibile dagli ingenti ricavi derivati dagli incentivi pubblici agli impianti.
Dal 2013, inizia anche una campagna contro il Ministero della Cultura accusato di bloccare impianti e autorizzazioni. È così che i governi di Conte e Draghi eliminano ogni possibile tutela attraverso una serie di decreti di semplificazione nell’ambito delle procedure di autorizzazione.
Nel frattempo, il paese non si è dotato né di un decreto sulle aree idonee, né di un piano di gestione dello spazio marittimo per i progetti offshore, come richiesto dalle direttive europee.
La semplificazione in assenza di pianificazione ha un nome. Si chiama assalto alla diligenza. E così sta avvenendo: centinaia di progetti per oltre 300 GW sono al Ministero dell’Ambiente in attesa di essere autorizzati senza essere pianificati, anzi, in contraddizione con altri piani come quello per le infrastrutture elettriche di Terna.
Ma per l’eolico c’è di più. Cose mai successe in nessun altro settore, né nei servizi, né nel lavoro, né nell’industria. Solo per questi impianti succede che siano violate, addirittura, le norme approvate apposta per favorirne la diffusione. Ma, si sa, il potere dà alla testa e non basta mai.
Ed eccoci di nuovo ad Orvieto. Nel 2021 viene presentato un progetto di 7 pale alte - questa volta - 4 volte il Duomo. A luglio 2021 il governo Draghi, consapevole che il paese non si era dotato di un decreto sulle aree idonee, prevede, all’art. 20 del decreto 199, delle fasce di rispetto di 7 chilometri dai beni tutelati, subito ridotte a 3 chilometri da un decreto del governo Meloni del febbraio scorso, a seguito delle richieste dei lobbysti delle rinnovabili.
Ora, nonostante la riduzione ai minimi dei criteri di salvaguardia, tutte le pale del progetto dell’impianto di Orvieto si trovano all’interno delle fasce di rispetto previste dalla legge. Attenzione, non è una questione dal valore solo formale: una pala è collocata dentro una necropoli etrusca, una sovrasta il lago di Bolsena, una si trova accanto al castello di Bolsena… Insomma, ad ogni pala il suo bene tutelato!
Pensavamo che il progetto non superasse neanche l’iter in Commissione VIA e, invece, evidentemente, per motivi che non conosciamo, perché i pareri dei due ministeri ambiente e cultura, non sono stati pubblicati sul sito (in violazione di legge), il progetto è finito in Consiglio dei Ministri che ha dato un giudizio di compatibilità superando il dissenso tra il Ministero della Cultura e il Ministero dell’Ambiente!
In attesa di leggere i documenti, l’unica spiegazione che ci siamo dati per questa pericolosa acquiescenza alla violazione delle leggi è che simili progetti sono presentati appositamente per violare ogni frontiera che fino ad oggi sembrava inviolabile. Per marcare il territorio, per intimidire il dissenso, per dire “possiamo permetterci tutto e questo è il vostro futuro”.
Ma io non lo voglio questo futuro che distrugge i miei luoghi, la mia casa, il mio oikos. Un futuro che annienta l’idea del bello nel mio immaginario più stretto.
Io, noi, non lo permetteremo.
da Redazione
Filippini è ancora pienamente operativa, sia in veste di direttrice dell'astrolabio, sia come animatrice della coalizione art. 9, le poche volte che i suoi componenti sono in grado di mobilitarsi a livello nazionale. A questo proposito è opportuno precisare che, a differenza dei rinnovabilisti, gli antieolici non hanno interessi economici alle spalle e le loro mobilitazioni appoggiano esclusivamente sulla fatica e sulla buona volontà delle singole persone.
INVASIONE EOLICO
Circa 10 anni fà ,propio ad ORVIETO abbiamo fatto la più grande manifestazione contro l'invasione di impianti eolici in Italia ( ad onor del vero soprattutto del sud), è prendemmo come esempio propio Orvieto come simbolo del deturpamento paesaggistico di questi mega impianti industriali fanno quando vengono realizzati senza nessun criterio è logica se non quella del profitto.
Sapere che Orvieto è diventata oggi oggetto di un nuovo attacco da parte della lobby eolica , è simbolo dell'ultimo baluardo che cade , fà male, è non solo a Monica Tommasi , ma a tutti quelli come il sottoscritto che negli ultimi 20 anni si sono sacrificati per la difesa e tutela dei paesaggi rurali è luoghi storici è della biodiversità..
Però devo fare una amara constatazione,mentre il fronte degli ambientalisti favorevoli ( i cosidetti da salotto radical schic )alle energie rinnovabili nei terreni agricoli verdi è fertili con impianti eolici è fotovoltaici, è cresciuto a dismisura, pilotando l'opinione pubblica attraverso il pensiero unico trasmesso dai mass media , che solo cosi si sarebbe salvato il mondo.
Quelli che erano contrari ,purtroppo non siamo riusciti a far passare il propio messaggio, che dietro questi mega impianti c'era solo la più grande speculazione economica, è che un altro modo di investire nel futuro è nelle energie rinnovabile era possibile , coniugando sia la tutela del paesaggio sia quella del consumo del suolo agricolo..
Putroppo il più grande errore nostro è stata la frammentazione, con poche eccezioni a difendere l'orticello locale, ben sapendo che la partita che era in gioco ,eramolto più grande , si trattatava di salvare il paesaggio Italiano tutelato dalla costituzione italiana...
Di certo la politica italiana ( di qualsiasi appartenenza)non ha di certo aiutato, anzi a finito di togliere gli ultimi ostacoli e tutele , per non parlare degli amministratori locali di alcune zone del sud , che hanno fatto letteralmente da stenditori da tappeti rossi alle lobby eoliche,per ricevere in cambio un pugno di euro come compensazioni ambientali come ricompensa della devastazione dei propi teritori.
Mi sono sempre chiesto perchè non siamo riusciti a fare un grande comitato nazionale che rappresentasse le vere associazioni ambientaliste per lottare contro abusi è speculazioni, poi dopo la nascita del ART.9 sembrava che stessimo sulla strada giusta, ma putroppo non siamo conosciuti da nessuno , solo pochi adetti ,la conferma viene anche in questi giorni ,che non siamo riusciti nonostate il comunicato di Italia Nostra a far sentire la nostra voce contro il vergognoso attacco all' ISPRA da parte di alcune pseudo associazioni ambientalisti..
Quando alcuni giorni fà , attravesrso il mio profilo facebook ,ho risposto all'ex presidente della Lipu , che adesso fà il promoter dell'eolico nei mari del sud,sopratutto della Puglia , ho anche notato che nessuno degli amici storici è intervenuto , almeno una volta anche se solo sui social c'era un minimo di solidarietà , adesso nemmeno quella, ed oltre la delusione, anche l'amarezza di dover costare se anche una grande associazione ambientalista come la Lipu, ha partorito addirittura un ex presidente , che adesso promuove i mega impianti eolici nei mari italiani, siamo propio senza speranza, è molte cose sono chiare, ecco perchè in italia non siamo mai riusciti a farci rispettare a livello nazionale.
Il mio non vuole assolutamente essere una critica verso di voi, (ben sapendo il vs impegno , fin dai tempi di Rosa Filippini ) ma una amara costatazione è presa d'atto, è comunque sempre a dare il mio contributo personale.
Ma a Orvieto non c'è neanche il vento!
Chi conosce i numeri sa bene che il pianeta non si salva sfregiando Orvieto. Quelle pale rovinano il paesaggio, ma di energia ne fanno ben poca.
I fautori dell'eolico poi spesso truccano i dati, ho visto stime di produzione di impianti proposti nel centro Italia di 4000 ore/anno, valori inimmaginabili che possiamo trovare solo nel Mare del Nord, mentre i valori reali nel centro Italia sono circa la metà, 2000 ore/anno.
Sarei curioso di sapere la produttività stimata di questo impianto di Orvieto...
Consiglierei poi la realizzazione di una cartolina di Orvieto così fatta: nella parte superiore Orvieto oggi, con il duomo e la collina dietro senza pale, con la scritta "Tanti saluti da Orvieto".
Nella parte inferiore un'altra foto identica alla prima, ma con una pala eolica accanto al duomo quattro volte più alta, con la scritta "Tanti saluti ad Orvieto".
Condivisione
Un articolo incisivo e pieno di pathos, da non confondere con PHOBOS. Brava Monica