Oggi:

2024-09-08 22:11

Un Nuovo Tabù Rende Invisibili Anche i Lavoratori

FILCTEM-CGIL E IL GAS

di: 
Marcellino Tufo

Fra i primi a prendere atto della crisi dei prezzi del gas e dell’elettricità, inascoltati per molti mesi, i rappresentanti della Filctem sono intervenuti all’assemblea organizzativa nazionale della CGIL dell’11 febbraio scorso denunciando con chiarezza che un nuovo pregiudizio ideologico ha isolato i lavoratori dell’oil&gas - persino all’interno del sindacato- rendendoli “Invisibili”. Pubblichiamo il loro intervento integrale.

Carissime Compagne e compagni buongiorno. Mi chiamo Marcellino Tufo, delegato Eni UPSTREAM del settore Ricerca e produzione idrocarburi in cui lavoro da 35 anni con esperienze in Italia ed all’estero. Attualmente mi occupo di ingegneria di perforazione a Ravenna in cui sono occupati circa 600 lavoratori diretti con un indotto di migliaia di lavoratori.

Colgo l’occasione per invitare Landini a Ravenna per visitare il nostro sito e per dimostrare la vicinanza della CGIL a lavoratori di un settore che in Italia sta attraversando un momento molto difficile da tanto tempo.

Ci occupiamo della produzione di gas dai pozzi del mare Adriatico e siamo riusciti a farlo anche durante la pandemia nonostante serie difficoltà operative.

Gas, termine che nell’ultimo periodo è sulla bocca di tutti e che rappresenta oggi un incubo nel momento in cui arriva la bolletta da pagare.

Gas è una parola difficile oggi da pronunciare. Landini, infatti, nella relazione di ieri, non ha avuto il coraggio di nominarla ma bisogna ricordare che il settore conta ancora migliaia di lavoratori, tanti iscritti alla CGIL, di una filiera di grandi competenze e riconoscimenti a livelli internazionali.

Tanti purtroppo in questi anni hanno perso il loro lavoro, accompagnati da un silenzio imbarazzante.

Li abbiamo chiamati “gli invisibili dell’oil&gas”.

Bonaccini è stato l’unico a nominare il gas e ad avere la forza di parlare di aumenti di produzione in Italia, ma ha dichiarato “senza perforare nessun nuovo pozzo”.

Devo purtroppo darvi una brutta notizia. Senza la perforazione di nuovi pozzi la produzione nazionale non potrà avere incrementi significativi.

Mi sono chiesto, ma quali problemi ci sono a perforare nuovi pozzi in Italia? La perforazione di pozzi in Italia è regolamentata da norme tra le più restrittive al mondo. Siamo l’unico paese al mondo ad aver bloccato le attività a mare entro le 12 miglia.

È meglio importare gas dagli Stati Uniti prodotto con tecniche di fracking o da nuovi pozzi Siberiani? Considerate che solo per il trasporto ne viene bruciato un quarto di quello prodotto.

Cioè, fatemi capire, i nuovi pozzi bisogna farli in altri paesi sperando poi di pagare il gas a prezzi contenuti? È questa la sostenibilità?

Tale scelta è inaccettabile da qualsiasi punto di vista:

  • ambientale per le emissioni generate per il trasporto,
  • sociale per la perdita di posti di lavoro in Italia,
  • economica se consideriamo che 1 miliardo di mc di gas prodotto in Italia vale 2 miliardi di euro di PIL.

Voglio però darvi anche una buona notizia. In Italia ci sono ancora riserve di gas considerevoli che possiamo sfruttare senza creare nessun problema ambientale aggiuntivo.

Siamo in una fase di transizione energetica mondiale, molto delicata, rischiosa e da affrontare con attenzione.

Purtroppo, la transizione energetica non è inclusa in nessuna delle undici schede del nostro documento, nonostante le indicazioni di alcuni territori.

Ritengo che la transizione energetica sia un tema fondamentale e debba fare parte delle nostre discussioni. Noi abbiamo il dovere di indicare quali siano le fonti energetiche da utilizzare durante la transizione e gestire le ricadute occupazionali che tali scelte determinano.

Transizione da affrontare con sostenibilità totale e globale. Sostenibilità totale nel senso sociale, economico ed ambientale. Sostenibilità globale relativamente agli effetti che le nostre scelte producono in altri paesi. Qui si potrebbe parlare di litio, metalli nobili, coltan, terre rare, ecc.

La situazione energetica mondiale è talmente articolata e non comprendere che, oggi come ieri, sia una questione geopolitica è un grandissimo errore. Oggi, con il prezzo del gas alle stelle, ci accorgiamo che al confine tra Ucraina e Russia c’è una guerra che va avanti dal 2014 che ha provocato circa 14.000 morti ed 1 milione e mezzo di sfollati.

Ci ricordiamo che in Ucraina passano i tubi del gas che riforniscono l’Europa ed in particolare l’Italia per il 40% del proprio fabbisogno.

È opportuno dare qualche numero: nel 2021 l’Italia ha utilizzato 76 miliardi di metri cubi di gas di cui il 95% importato. I consumi sono costantemente in aumento dal 2014. Oggi tutti insistono sulla necessità di ricercare soluzioni per rifornire l’Europa di quell’energia necessaria per il mantenimento delle attività industriali ed economiche a costi sostenibili.

Ci accorgiamo che le fonti rinnovabili non hanno raggiunto un livello adeguato, nonostante gli ingenti investimenti realizzati e che la transizione ha bisogno di tempo e che non può essere risolta con ideologie ed integralismi.

Fonti rinnovabili che non hanno creato alcuna filiera ed opportunità consistenti di occupazione.

Ma allora perché non usiamo il nostro gas, che seppure non riesca a coprire il totale fabbisogno, può contribuire a ridurre la dipendenza dall’estero e a diminuire i costi dell’energia?

Non lo usiamo perché le politiche che abbiamo scelto da almeno dieci anni sostengono che il gas non servirà più e sulla spinta di comitati ambientalisti, componenti sindacali, social e media le attività in Italia sono state bloccate. Siamo ancora in attesa del PITESAI, dal 2018.

La situazione è talmente grave che anche chi si opponeva al TAP, il gasdotto che arriva in Puglia attraversando Grecia ed Albania, oggi con disinvolte giravolte sostiene che è necessario raddoppiare la quantità di gas che transita nel gasdotto. Ammettendo di aver sbagliato. Anche qui è opportuno fare chiarezza prima che qualche politico si attribuisca meriti che non ha.

Il TAP ha attualmente una capacità di trasporto di 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno ed è possibile raddoppiarne la capacità solo potenziando le stazioni di pompamento. Nel 2021 il TAP ha rifornito l’Italia di 6,8 miliardi di metri cubi di gas provenienti dall’Azerbaigian.

Purtroppo, il tempo non mi consente di parlare anche del progetto di stoccaggio di CO2 che in Italia, a differenza di altri paesi nel mondo, sta facendo fatica a partire per ideologie ambientali contrarie. Forse anche qui qualcuno poi ammetterà di aver sbagliato?

Un altro punto da segnalare riguarda l’inclusione. Sono delegato di un sito Eni in cui sono presenti tanti lavoratori di società e contratti diversi e tante amministrazioni. Questa frammentazione genera problemi nella gestione e nei diritti di questi lavoratori che, molto spesso, non hanno alcuna rappresentatività. È giunto il momento di estendere diritti e garanzie a tutti i lavoratori attraverso l’istituzione di una RSU di sito per evitare che alcuni lavoratori appartengano alla serie A, altri alla serie B e tanti altri fuori da qualsiasi campionato.

 

Ringrazio tutti per l’attenzione. Viva la CGIL!