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2025-03-25 09:04

Cambiano Le Giunte Restano Le Discariche

GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI IN UMBRIA

di: 
Carlotta Basili

Vi raccontiamo per esteso una storia locale, quella dell’emergenza rifiuti della regione Umbria, di cui abbiamo già parlato in passato perché ha i tratti rappresentativi di una piaga che affligge più di mezza Italia: l’inefficiente gestione dei rifiuti che danneggia il territorio e impatta sul clima. Per malgoverno o per ideologia, per inefficienza o per conformismo, si finisce sempre per ampliare le discariche.

In Copertina: Da sinistra Maria Rita Lorenzetti (PD) Presidente della Regione Umbria dal 2000 al 2010 - Catiuscia Marini (PD) Presidente da aprile 2010 al 2019 - Donatella Tesei (Lega) Presidente dal 2019 ed attualmente in carica.

Dopo quasi due anni di lavori e discussioni, l’atto più atteso di questa Giunta, la prima di destra in Umbria dopo quasi 50 anni,  è stato adottato nella seduta del 5 gennaio scorso. Stiamo parlando delle delibere riguardanti la gestione dei rifiuti della Regione, un tema sul quale la destra è stata fortemente critica con i governi di sinistra. Infatti, la destra-opposizione sosteneva che lo spostamento verso l’alto degli obiettivi di raccolta differenziata non fosse in grado, da solo, di risolvere la situazione regionale, come dimostrava il ricorso a continui ampliamenti delle discariche e all’esportazione dei rifiuti (con conseguente aumento delle tariffe per i cittadini) e che fosse auspicabile l’utilizzo di impianti di incenerimento.

Dal suo insediamento la Giunta, attraverso due atti successivi ha dato avvio all’aggiornamento del Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti, nominando un Comitato tecnico scientifico e approvando il documento preliminare di piano in cui si ponevano questi due principali obiettivi:

• “la chiusura del ciclo, ed in particolare il raggiungimento dell’obiettivo di conferimento in discarica non superiore al 10% dei rifiuti urbani così come stabilito dalla direttiva 850/2018/UE del cosiddetto pacchetto per l’economia circolare di prossimo recepimento;

• il rispetto del principio di prossimità, che si declina con la tendenziale autosufficienza del sistema regione”.

La Delibera della Giunta Regionale n. 1 del mese scorso presenta tre scenari individuati dal Comitato, caratterizzati ciascuno da un diverso grado di impiantistica. Il primo prevede un target di raccolta differenziata pari al 74,8% e l’invio del rifiuto urbano residuale e dei sovvalli delle selezioni delle raccolte differenziate a valorizzazione energetica per una quantità prevista di 130.000 t/anno presso un nuovo impianto di servizio per tutto il territorio regionale. Il secondo, partendo dallo stesso tasso di raccolta differenziata, prevede invece una serie di impianti per il recupero di materiali dall’indifferenziato e la produzione di CSS-rifiuto da inviare a inceneritore (impianto esistente) per circa 70.000 tonnellate. Il terzo, infine, fissa il tasso di differenziata all’80% e prevede di produrre negli impianti TMB il CSS-combustibile, una cui quota (55%, circa 40.000 tonnellate) è inviata a recupero energetico presso i cementifici umbri.

La Delibera specifica che lo scenario prescelto e approvato è lo “Scenario 1” che, attraverso la termovalorizzazione prevede l’impiego residuale di discarica per una quantità massima di circa il 7% dei rifiuti prodotti esclusivamente per la parte non valorizzabile e gli scarti di trattamento. Ma - sorpresa! - una lettura completa dei documenti fa comprendere che la messa a regime dello Scenario 1 è prevista tra il 2026 e il 2035, cioè in anni lontani, in una prospettiva in cui risulta difficile misurare la coerenza tra gli obiettivi e le azioni predisposte.

Infatti, in attesa del nuovo impianto, viene riproposto il ricorso alle discariche esattamente come avveniva con i precedenti governi di centrosinistra. Nella Delibera della Giunta 2/2022, infatti, vengono immediatamente individuati i fabbisogni di smaltimento ed il necessario incremento delle volumetrie delle discariche strategiche (Belladanza a Città di Castello, Borgogiglione a Magione e Le Crete a Orvieto) fino al 2030. In particolare la Delibera prevede un fabbisogno di oltre 1.000.000 di mc da ricavare mediante riprofilature e/o sopraelevazioni, e, dove non sia possibile, si prevede anche l’opzione di effettuare un limitato ampliamento con la creazione di un nuovo bacino limitrofo, di estensione limitata rispetto alla discarica preesistente indicativamente comunque non superiore al 30% dell’estensione del bacino esistente, nel periodo transitorio sino alla piena attuazione della nuova pianificazione.

Le due delibere sono state illustrate nel corso di una conferenza stampa dai responsabili del settore dei rifiuti, in particolare dalla presidente Donatella Tesei, dal vicepresidente e assessore all’Ambiente, Roberto Morroni e dal direttore regionale a Governo del territorio, Ambiente e Protezione civile, Stefano Nodessi Proietti.

Il direttore Nodessi Proietti sostiene che si potrà rientrare dell’investimento per realizzare l’impianto di termovalorizzazione (circa 100 milioni di euro) in 20 o 30 anni, comportando anche un contenimento dei costi della bolletta per i cittadini: “Al momento portare una tonnellata di rifiuti in discarica costa all’incirca 100 €, mentre in un termovalorizzatore la cifra potrebbe aggirarsi fra i 40 e i 50 €”.

Morroni si presenta molto ottimista sui tempi di realizzazione, sostenendo che il 2030 è uno scenario plausibile e che addirittura potrebbe essere anticipato.

È lecito esprimere qualche dubbio su questo ottimismo dal momento che solo per ottenere questi scenari dal Comitato tecnico scientifico ci sono voluti 2 anni dall’insediamento, nonostante il tema dei rifiuti sia stato uno dei punti fondamentali della campagna elettorale della nuova Giunta. Inoltre, per quanto riguarda l’individuazione del sito dell’inceneritore in progetto, Morroni non si è sbilanciato, spiegando che entro tre mesi sarà redatto un Piano che porterà poi all’individuazione del luogo idoneo sulla base di alcuni criteri tecnici e dopo una interlocuzione con Auri, l’Autorità unica regionale per i rifiuti e l’idrico.

Invece, partirà subito l’ampliamento delle discariche, “necessario a coprire il fabbisogno di smaltimento in attesa della futura entrata in funzione dell’inceneritore”, dai siti di Belladanza e Borgogiglione, la cui capacità si esaurirà entro il 2022. “A Belladanza e Borgogiglione, ha affermato Morroni, l’ampliamento sarà molto celere, mentre a Le Crete la prospettiva è più lontana ed eventuale”. Quest’ultima affermazione su Le Crete, la discarica di Orvieto, è falsamente tranquillizzante, ma nessuno, dai sindaci dell’orvietano agli Amici della Terra, è disposto a crederci passivamente.

Le ulteriori 3 discariche umbre, Pietramelina (Perugia), Colognola (Gubbio) e Sant’Orsola (Spoleto) hanno volumetrie autorizzate esaurite (Pietramelina) o prossime all’esaurimento (Colognola e Sant’Orsola) ed è volontà della giunta (esplicitata nella DGR 2/2022) chiudere definitivamente questi impianti e avviare la gestione post operativa.

Critiche sono arrivate sia dal Movimento 5 Stelle che dal PD.

Thomas De Luca, consigliere regionale dei 5 Stelle, sostiene che il piano sia fatto su misura per le imprese di gestione rifiuti e per le multiutility e bolla il piano come “inquinante, illiberale e conservatore”.

Più elaborato il giudizio del PD, che attraverso la dichiarazione del vice presidente del Consiglio regionale Michele Bettarelli (PD) afferma che le delibere sono il risultato di una situazione da loro denunciata da molto tempo (sic!) e che “come era ampiamente prevedibile l’unica risposta individuata da questa Giunta regionale non poteva che essere quella di realizzare, da qui al 2030, un grande impianto di incenerimento di rifiuti, da realizzare sul crinale appenninico, senza aver valutato alcuna strategia integrata ed alternativa più coerente in un’ottica di economia circolare e tutela ambientale”.

L’aspra critica non appare coerente con le azioni di governo esercitate dal PD negli anni in cui è stato alla guida della Regione, che hanno portato alla situazione di crisi attuale, che non sono riuscite a preservare le discariche da un uso intensivo e che hanno affermato l’assurda pretesa di mandare i propri rifiuti ad incenerire altrove (come si legge nella Delibera 1409 del 2018). Inoltre, non si individua in queste parole alcuna proposta alternativa attuabile nel breve o medio termine.

L’unica proposta articolata con effetti immediati coerenti con gli obiettivi finali finora è stata avanzata da Amici della Terra che, sebbene siano un’associazione di volontari ambientalisti e non un partito, si sono assunti la responsabilità di proporre una soluzione (“Proposte Per Ridurre Subito l’Uso Delle Discariche Umbre”) accettando confronti serrati con gli amministratori ed esponendosi persino agli insulti dei leoni da tastiera dell’ambientalismo ideologico (“Indovina Chi Fa il Nimby e Chi Fa Proposte Di Buon Governo”).