RISCHIO SISMICO, PREVENZIONE ZERO - REWIND
L’affidabilità dei nostri cataloghi sismici e le conoscenze acquisite sulle caratteristiche sismogenetiche del territorio italiano sono tali che ormai conosciamo, con margine di errore minimo, qual è la magnitudo dei terremoti che potrebbero colpire le nostre regioni. Purtroppo, le nostre conoscenze ci dicono che l’Italia è stata colpita più volte in passato, e lo sarà ancora in futuro, da terremoti di magnitudo 7, molto distruttivi. Inoltre, come se non bastasse, la storia sismica del paese racconta di periodi in cui nel giro di pochi anni si sono verificati numerosi forti terremoti. Tali circostanze naturali potrebbero ripetersi ancora. Le conoscenze scientifiche resteranno tali, o sapremo tradurle in politiche di prevenzione per il paese?
Il territorio italiano è soggetto a rischio sismico quasi nella sua interezza. Tutta la catena appenninica dalla Liguria alla Sicilia, gran parte dell’arco alpino e la Pianura Padana sono stati e saranno sede di terremoti più o meno violenti e più o meno frequenti.
Anche le zone non epicentrali possono essere investite da onde sismiche, a seguito di forti terremoti distanti diverse centinaia di chilometri. Infatti, terremoti di magnitudo superiore a 6,5, avvenuti in passato in Italia (Tabella 1), hanno procurato danni in aree molto vaste, estese in più regioni. Ad esempio il terremoto del 1456 con epicentro principale in Campania-Molise, di magnitudo stimata pari a 7, provocò ingenti danni anche in Abruzzo, Lazio, Basilicata e Puglia (si vedano le alte intensità raggiunte nelle varie località in Figura 1).
Figura 1 – Campo macrosismico del terremoto del dicembre 1456 in Italia centro-meridionale (da Postpischl, 1985). Il terremoto causò forti danni in Campania, Molise, Basilicata, Abruzzo, Lazio e Puglia.
Varie zone del territorio italiano possono, inoltre, risentire di terremoti generati in aree extranazionali, come ad esempio mostra l’isosisma del terremoto del 27 agosto 1886 con epicentro nel Mar Ionio (Figura 2). In tale occasione alcune zone della Puglia e della Sicilia risentirono un’intensità fino al VII grado MCS (Mercalli Cancani Sieberg).
Figura 2 – Campo macrosismico italiano del terremoto del 27 agosto 1886, con epicentro nel Mar Ionio (da Serva & Michetti, 2010). In Puglia e in Sicilia l’intensità raggiunse il VII grado MCS.
A causa della ripetitività dei terremoti, già sulla base della sismicità storica, sappiamo che diverse regioni italiane possono essere colpite da un terremoto di magnitudo 7 altamente distruttivo. Per fornire un’idea del rischio cui siamo sottoposti, si riporta di seguito l’elenco dei terremoti italiani conosciuti, di magnitudo maggiore o uguale a 6,5, che hanno avuto pesanti conseguenze sia in termini di vittime, sia dal punto di vista economico e sociale. L’intensità riportata in Tabella 1 rappresenta l’intensità epicentrale MCS. I valori di magnitudo Richter dei terremoti avvenuti in epoca pre-strumentale, pur non essendo stati realmente misurati, sono stati ricostruiti a partire dai valori di intensità noti, per mezzo di relazioni empiriche.
Tabella 1 – Elenco dei terremoti di magnitudo uguale o superiore a 6,5 presenti nel catalogo sismico italiano, a partire dall’anno 1000 (Fonte dati: Gruppo di lavoro CPTI, 2004; Boschi et al., 1995). Poiché la lista dei terremoti catalogati nell’arco temporale considerato potrebbe essere incompleta (per mancanza di testimonianze scritte), il numero di eventi con tali caratteristiche potrebbe essere maggiore.
Località |
Data |
Intensità |
Magnitudo |
Vittime |
Veronese |
3 gennaio 1117 |
IX |
6,5 |
? |
Sicilia orientale |
4 febbraio 1169 |
X |
6,6 |
? |
Carnia (UD) |
25 gennaio 1348 |
X |
6,9 |
10000-40000 |
Lazio mer.-Molise |
9 settembre 1349 |
X |
6,6 |
> 2500 |
Molise-Campania |
5 dicembre 1456 |
XI |
7,0 |
60000 |
Friuli-Slovenia |
26 marzo 1511 |
X |
6,8 |
Decine di migliaia |
Siracusano |
10 dicembre 1542 |
X |
6,6 |
Alcune decine |
Gargano |
30 luglio 1627 |
X |
6,7 |
5000-30000 |
Calabria |
27 marzo 1638 |
XI |
7,0 |
10000-30000 |
Crotonese |
8 giugno 1638 |
X |
6,6 |
? |
Calabria |
5 novembre 1659 |
X |
6,5 |
2035 |
Sannio |
5 giugno 1688 |
XI |
6,7 |
10000 |
Val di Noto (SR) |
11 gennaio 1693 |
XI |
7,4 |
54000 |
Irpinia-Basilicata |
8 settembre 1694 |
XI |
6,9 |
> 6000 |
Asolo (TV) |
25 febbraio 1695 |
X |
6,7 |
Alcune centinaia |
Norcia (PG) |
14 gennaio 1703 |
XI |
6,8 |
4000-10000 |
L’Aquila |
2 febbraio 1703 |
X |
6,7 |
6000-15000 |
Maiella (CH) |
3 novembre 1706 |
XI |
6,7 |
2400 |
Irpinia |
29 novembre 1732 |
X |
6,6 |
4000 |
Basso Ionio |
20 febbraio 1743 |
IX |
6,9 |
circa 300 |
Calabria |
5 febbraio 1783 |
XI |
6,9 |
In totale > 30000 |
Calabria |
7 febbraio 1783 |
XI |
6,6 |
|
Calabria |
28 marzo 1783 |
X |
6,9 |
|
Molise |
26 luglio 1805 |
X |
6,6 |
5573 |
Basilicata |
16 dicembre 1857 |
XI |
7,0 |
11000-19000 |
Calabria |
8 settembre 1905 |
XI |
7,0 |
557 |
Messina-Calabria |
28 dicembre 1908 |
XI |
7,2 |
90000 |
Avezzano (AQ) |
13 gennaio 1915 |
XI |
7,0 |
33000 |
Irpinia |
23 luglio 1930 |
X |
6,7 |
> 1400 |
Irpinia |
23 novembre 1980 |
X |
6,9 |
2914 |
In sintesi, facendo riferimento soltanto agli eventi avvenuti in epoca storica, ben 30 terremoti, catalogati tra il 1117 e il 1980, hanno avuto una magnitudo compresa tra 6,5 e 7,4 (Gruppo di lavoro CPTI, 2004), con effetti devastanti nelle zone epicentrali. Di questi, 8 hanno avuto epicentro in Calabria, 5 in Campania, 3 in Sicilia e in Abruzzo, 2 in Basilicata, Molise, Veneto, Friuli e Puglia, 1 in Umbria (Figura 3).
Bisogna inoltre considerare che i terremoti riportati nel catalogo sicuramente non costituiscono la totalità di quelli effettivamente avvenuti in passato, come dimostra la paleosismologia, scienza che studia i terremoti sulla base delle evidenze lasciate dagli stessi sul terreno. Prima del terremoto del 1915, il territorio di Avezzano non era considerato a rischio sismico poiché storicamente non erano noti terremoti rilevanti. Studi paleosismologici condotti negli anni ’90 hanno poi dimostrato che in tempi sia storici sia pre-storici l’area era stata luogo di ripetuti eventi sismici di elevata magnitudo (Michetti et al., 1996, Galadini & Galli, 1999). Un altro esempio è l’area del Pollino, caratterizzata da mancanza di notizie relative a eventi sismici storici, che invece, a seguito di analisi morfologiche e paleosismologiche di dettaglio (scavi in trincee) è risultata essere stata in passato sede di terremoti di magnitudo stimata intorno a 6,5-7 (Ferreli et al., 1994).
Figura 3 – Distribuzione dei terremoti storici italiani di magnitudo compresa tra 6,5 e 7,4 (dati Gruppo di lavoro CPTI, 2004).
Le regioni elencate in Figura 3 presentano pertanto un’alta pericolosità sismica e in futuro, come ci indicano la sismicità storica ma soprattutto la geologia e la paleosismologia, saranno nuovamente colpite da terremoti distruttivi di magnitudo intorno a 7. La figura e il grafico sulla distribuzione dei più forti terremoti storici ci dicono anche che l’Italia meridionale è quella a più alto rischio. Dei 30 terremoti elencati in Tabella 1, infatti, ben 22 sono avvenuti in questa parte d’Italia.
Si noti poi che gli 8 forti terremoti avvenuti in Calabria (riportati in Tabella 2) si concentrarono in intervalli temporali molto stretti. Infatti, 2 si verificarono nel 1638 (a distanza di poco più di 2 mesi), 3 nel 1783 (addirittura concentrati in 2 mesi) e, infine, gli eventi molto distruttivi del 1905 e del 1908 avvennero a distanza di soli 3 anni. Questo fenomeno, ossia il susseguirsi di eventi sismici concentrati nel tempo e nello spazio, è oggi noto come clustering.
Tabella 2 – Elenco dei terremoti, presenti nel catalogo sismico italiano, avvenuti in Calabria dopo l’anno 1000, con magnitudo uguale o superiore a 6,5 (dati Gruppo di lavoro CPTI, 2004; Boschi et al., 1995).
Data |
Intensità MCS |
Magnitudo |
Vittime |
27 marzo 1638 |
XI |
7,0 |
10000-30000 |
8 giugno 1638 |
X |
6,6 |
? |
5 novembre 1659 |
X |
6,5 |
2035 |
5 febbraio 1783 |
XI |
6,9 |
In totale |
7 febbraio 1783 |
XI |
6,6 |
|
28 marzo 1783 |
X |
6,9 |
|
8 settembre 1905 |
XI |
7,0 |
557 |
28 dicembre 1908 |
XI |
7,2 |
90000 |
La concentrazione nel tempo di eventi sismici si ripete anche su scala nazionale, come mostra la Tabella 3. Più volte, terremoti distruttivi si sono ripetuti in un arco temporale ristretto: è il caso dei 7 forti eventi avvenuti, in soli 9 anni, tra il 1688 e il 1706, dei tre terremoti di magnitudo 7 avvenuti tra il 1905 e il 1915 e dei 6 forti terremoti occorsi dal 1915 al 1920 (ISAT, 2006).
Bisogna poi considerare che negli stessi periodi si verificarono anche terremoti di magnitudo inferiore, ma pur sempre distruttivi: ad esempio tra il 1688 e il 1706 nel complesso avvennero ben 14 terremoti, con intensità MCS comprese tra VIII e XI, interessando praticamente tutto il territorio nazionale. Le principali isosisme dei forti terremoti avvenuti nel Sannio il 5 giugno 1688, in Irpinia l’8 settembre 1694, e ancora nel Sannio il 14 marzo 1702 vengono rappresentate in Figura 4.
Tabella 3 – Serie di terremoti distruttivi occorsi in brevi intervalli di tempo in Italia: 14 forti terremoti in 18 anni (dal 1688 al 1706); 3 terremoti di magnitudo 7 in 11 anni (dal 1905 al 1915); 6 forti terremoti in 6 anni (dal 1915 al 1920). Fonte: Boschi et al, 1995; Boschi et al. 1997.
Data |
Località |
Intensità MCS |
11 aprile 1688 |
Romagna |
IX |
5 giugno 1688 |
Sannio |
XI |
4 dicembre 1690 |
Carinzia |
VIII-IX |
23 dicembre 1690 |
Ancona |
IX |
11 gennaio 1693 |
Val di Noto |
XI |
8 settembre 1694 |
Irpinia-Basilicata |
XI |
25 febbraio 1695 |
Asolo |
X |
11 giugno 1695 |
Bagnoregio |
IX |
28 luglio 1700 |
Carnia |
IX |
14 marzo 1702 |
Benevento |
X |
14 gennaio 1703 |
Norcia |
XI |
16 gennaio 1703 |
L’Aquila |
VIII |
2 febbraio 1703 |
L’Aquila |
XI |
3 novembre 1706 |
Maiella |
XI |
8 settembre 1905 |
Calabria |
X-XI |
28 dicembre 1908 |
Stretto di Messina |
XI |
13 gennaio 1915 |
Avezzano |
XI |
26 aprile 1917 |
Monterchi |
IX-X |
10 novembre 1918 |
Santa Sofia |
VIII |
29 giugno 1919 |
Mugello |
IX |
10 settembre 1919 |
Piancastagnaio |
VIII |
7 settembre 1920 |
Garfagnana |
X |
Figura 4 – Principali isosisme dei forti terremoti avvenuti nel Sannio il 5 giugno 1688, in Irpinia l’8 settembre 1694, e ancora nel Sannio il 14 marzo 1702 (da Serva & Michetti, 2010).
Gli scenari descritti costituiscono solo una parte della storia sismica della nostra penisola ma dovrebbero essere sufficienti a comprendere che il territorio che abitiamo è soggetto a ricorrenti terremoti anche di forte magnitudo.
L’affidabilità dei nostri cataloghi sismici e le conoscenze acquisite sulle caratteristiche sismogenetiche del territorio italiano (queste ultime non potevano essere trattate nella presente breve nota) sono tali che ormai conosciamo, con margine di errore minimo, qual è la magnitudo dei terremoti che potrebbero colpire le nostre regioni.
Le conoscenze scientifiche resteranno tali, o sapremo tradurle in politiche di prevenzione per il paese?
Boschi E., Ferrari G., Gasperini P., Guidoboni E., Smriglio G. & Valensise G. (eds.), 1995. Catalogo dei forti terremoti in Italia dal 461 a.C. al 1980. ING-SGA, Bologna, 970 pp.
Boschi E., Guidoboni E., Ferrari G., Valensise G. e Gasperini P. (eds.), 1997. Catalogo dei forti terremoti in Italia dal 461 a.C. al 1990, 2. ING-SGA, Bologna, 644 pp.
Ferreli L., Michetti A.M., Serva L., Vittori E. & Zambonelli E., 1994. Terremoti Olocenici lungo la faglia del Pollino (Calabria settentrionale): nota preliminare. In Michetti A.M. (Ed.), Paleosismologia e pericolosità sismica: Stato delle conoscenze ed ipotesi di sviluppo. GNDT, 1994, Roma.
Galadini F. & Galli P., 1999. The Holocene paleoearthquakes on the 1915 Avezzano earthquake faults (central Italy): implications for active tectonics in the central Apennines. Tectonophysics 308 (1999) 143–170.
Gruppo di Lavoro CPTI04 (Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani – 2004), http://emidius.mi.ingv.it/CPTI04/
ISAT, 2006. Disastri naturali, conoscere per prevenire. Istituto per le Scelte Ambientali e Tecnologiche, Roma, 86pp.
Michetti A.M., Brunamonte F., Serva L. & Vittori E., 1996. Trench investigations of the 1915 Fucino earthquake fault scarps (Abruzzo, central Italy): Geological evidence of large historical events. JGR, v. 101, n. B3, pp. 5921-5936.
Postpischl D. (ed.), 1985. Atlas of isoseismal maps of Italian earthquakes, Quaderni della Ricerca Scientifica, 114, 2A, Roma.
Serva L. & Michetti A.M., 2010. “Shakeistics”: l’eredità degli studi nucleari in Italia per la valutazione del terremoto di riferimento per la progettazione degli impianti a rischio di incidente rilevante. Insubria University Press.
Magnitudo 7.
Non ho trovato, salvo errore, riferimeti al recente terremoto dell'Aquila che pure provoco' circa 300 vittime. Sarebbe stato interessante anche alla luce delle recenti condanne penali inflitte ai sismologi che avevano inopinatamente tranquillizzato la locale popolazione rispetto alle scosse di avvertimento che erano in corso.