QUEL CHE C’È DA SAPERE
Il Consiglio dei ministri ha impugnato la legge della Regione Puglia n. 34 del 23/07/2019, recante “Norme in materia di promozione dell’utilizzo di idrogeno e disposizioni concernenti il rinnovo degli impianti esistenti di produzione di energia elettrica da fonte eolica e per conversione fotovoltaica della fonte solare e disposizioni urgenti in materia di edilizia”.
La decisione di impugnazione è stata assunta dal Consiglio dei ministri “in via meramente cautelativa e salvo ulteriori approfondimenti, anche con riferimento alle modifiche proposte dalla Regione Puglia, in quanto alcune previsioni ivi contenute appaiono contrastare con la competenza esclusiva statale in materia di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, di cui all’articolo 117, secondo comma, lett, s), della Costituzione, nonché con i principi fondamentali della legislazione statale in materia di "produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia", in violazione dell’articolo 117, terzo comma, della Costituzione”.
Secondo il Dipartimento per gli Affari regionali, la legge della Regione Puglia «presenta aspetti di illegittimità costituzionale con riferimento alle disposizioni contenute negli articoli 3, rubricato “Piano Regionale dell’Idrogeno”, e 10, concernente "Valutazione preliminare dei potenziali impatti ambientali", che violano la competenza esclusiva statale in materia di Tutela dell’Ambiente e dell’ecosistema, di cui all’articolo 117, secondo comma, lett, s) della Costituzione, in riferimento alla impossibilità per le Regioni di incidere sul dettato normativo che attiene ai procedimenti di verifica ambientale, così come definito dal legislatore nazionale con le norme del Codice dell’Ambiente, d.lgs. n. 152/2006 .
Inoltre, le disposizioni contenute negli articoli 11, 12 e 16, per i motivi di seguito specificati, violano principi fondamentali in materia di "produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia" in violazione dell’articolo articolo 117, terzo comma, della Costituzione».
Contro la legge della Puglia erano intervenute l’Anev ed Elettricità Futura perché, “pur avendo nelle intenzioni finalità di promozione del rinnovamento degli impianti esistenti, introduce numerosi vincoli che contrastano con la disciplina nazionale e ostacolano gli interventi sugli impianti a fonti rinnovabili presenti sul territorio regionale, tramite la previsione dell’Autorizzazione Unica anche nell’ipotesi di interventi di modifica non sostanziale e l’avvio di VIA a progetti di rifacimento di impianti, anche quando il progetto originario dell’impianto non fosse soggetto a tali procedimenti al tempo della sua costruzione”.