QUEL CHE C’È DA SAPERE
La Commissione europea ha pubblicato una Relazione (per ora solo in inglese) sull'attuazione del piano d'azione per l'economia circolare adottato nel dicembre 2015, dichiarando attuate o in fase di attuazione tutte le 54 azioni previste dal piano. La relazione presenta i principali risultati ottenuti e indica le sfide ancora aperte verso un'economia circolare competitiva e a impatto climatico zero.
Le azioni previste dal piano d'azione del 2015 intendevano contribuire a “trovare l'anello mancante” del ciclo di vita dei prodotti, incrementando il riciclaggio e il riutilizzo, a vantaggio sia dell'ambiente che dell'economia, beneficiando di un sostegno finanziario a titolo dei fondi SIE, di Orizzonte 2020 e dei fondi strutturali dell'Ue e di investimenti nell'economia circolare a livello nazionale. Nel periodo 2016-2020 la Commissione ha destinato alla transizione verso l’economia circolare oltre 10 miliardi di euro di fondi pubblici, per investire nell'innovazione e sostenere l'adattamento della base industriale europea.
Secondo i dati della Commissione Ue, nel 2016 oltre quattro milioni di lavoratori hanno trovato impiego nei settori attinenti all'economia circolare, il 6% in più rispetto al 2012. La circolarità ha aperto nuove opportunità commerciali, dato origine a nuovi modelli di impresa e sviluppato nuovi mercati, sia all'interno che all'esterno dell'Ue. Nel 2016 le attività legate all’economia circolare come la riparazione, il riutilizzo o il riciclaggio hanno generato quasi 147 miliardi di euro di valore aggiunto, registrando investimenti pari a circa 17,5 miliardi di euro.
Secondo la Commissione europea, “oggi l'economia circolare è una tendenza mondiale e irreversibile. Ciononostante, molto deve essere ancora fatto per potenziare l'azione sia a livello dell'Ue sia a livello mondiale, trovare l'anello mancante e ottenere il vantaggio competitivo che l'economia circolare porterà alle imprese dell'Ue. Saranno necessari maggiori sforzi per attuare la legislazione riveduta sui rifiuti e sviluppare i mercati delle materie prime secondarie. Inoltre, il lavoro avviato a livello dell'Ue su alcune questioni (come sostanze chimiche, ambiente non tossico, marchio di qualità ecologica ed ecoinnovazione, materie prime essenziali e fertilizzanti) deve subire un'accelerazione se l'Unione vuole trarre il massimo vantaggio dalla transizione verso l'economia circolare”.