QUEL CHE C’È DA SAPERE
“Mi sembra che la gestione dei rifiuti radioattivi sia sottoposta a un regime di controlli e di informazione meno penetrante rispetto al controllo che si fa sui rifiuti urbani. Forse bisognerebbe prevedere un intervento normativo che in qualche modo faciliti l’acquisizione di informazione attraverso degli obblighi precisi, a carico degli operatori, di registrazione, di comunicazione.” Lo ha detto il direttore dell'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin), Maurizio Pernice, durante un’audizione alla commissione industria al Senato sulla gestione e messa in sicurezza dei rifiuti nucleari sul territorio nazionale, affrontando anche i problemi di personale e amministrativi dell’Istituto, che ha ereditato le funzioni svolte dall’Ispra ed è diventato operativo in agosto.
“In base alla normativa vigente”, ha sottolineato Pernice, “i rifiuti radioattivi sono esclusi dal regime generale dei rifiuti. È un’esclusione assoluta, perché presuppone che le modalità di controllo, di movimentazione, di gestione dei rifiuti radioattivi siano sottoposte ad un loro regime speciale, che deroga dal regime generale. Però, mentre per i rifiuti normali, speciali e urbani, c’è il Mud, per cui l’anno dopo ho i dati riferiti all’anno precedente, qui sono passati due anni e ancora sto aspettando i dati.” Secondo il presidente dell’Isin “si potrebbe inserire un criterio specifico nella legge di delega per il recepimento della direttiva 2013/59 che sta andando all’esame del parlamento”.
Pernice ha affrontato anche il problema della Carta delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) ad ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, affermando che “per l’Isin il procedimento è definito. È stata fatta una verifica delle aree potenzialmente idonee, una verifica sulla corrispondenza dei criteri applicati nella redazione del Piano rispetto ai criteri stabiliti dall’Aiea, con riferimento alla situazione che emerge dai dati cartografici e dalle informazioni ufficiali del territorio. Da Sogin è stata fatta una richiesta di ulteriore approfondimento, perché tra il 2015 e il 2017 c’erano state alcune variazioni sulle informazioni dei dati cartografici. Ispra ha risposto, risolvendo il problema e dando la valutazione positiva rispetto alle modifiche apportate”.
Tuttavia, ha sottolineato il presidente dell’Isin, che ha anche depositato una relazione scritta, “il ministero dell’Ambiente, nel marzo 2018, ha chiesto di valutare ulteriori aspetti. Qua c’è un elemento di non coerenza tra la posizione del ministero dell’Ambiente e quella dei tecnici, perché il ministero dell’Ambiente sollecita una risposta che Ispra ha dato il 28 marzo, ritenendo chiuso tutto il procedimento relativo alla valutazione e alla verifica di coerenza della proposta di Piano delle aree potenzialmente idonee con le direttive e i criteri dell’Aiea e con la Guida tecnica 29”.