QUEL CHE C’È DA SAPERE
L’Ispra ha presentato l’edizione 2018 del Rapporto nazionale pesticidi nelle acque, che contiene i dati relativi al biennio 2015-2016 forniti dalle Regioni e dalle Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente.
Il rapporto contiene i risultati del monitoraggio delle acque interne superficiali e sotterranee, e confronta le concentrazioni misurate con i limiti stabiliti a livello europeo e nazionale.
Secondo i dati Istat del 2015, in Italia, in agricoltura si utilizzano circa 130.000 tonnellate all’anno di prodotti fitosanitari, che contengono circa 400 sostanze diverse. Per i biocidi (disinfettanti, preservanti, pesticidi per uso non agricolo, ecc.) non si hanno informazioni analoghe sulle quantità e manca un’adeguata conoscenza degli scenari d’uso e della loro distribuzione geografica.
Il rapporto esamina in particolare la contaminazione dovuta ad alcune sostanze che per frequenza, diffusione e superamento dei limiti, costituisce un problema, in alcuni casi di dimensione nazionale. L’Ispra evidenzia come lo studio dell’evoluzione della contaminazione incontri diverse difficoltà a causa delle disomogeneità dei monitoraggi regionali, con differenze nella rete e nelle frequenze di campionamento, ma anche nel numero delle sostanze controllate e nei limiti di quantificazione analitici, il che “impone particolare cautela nell'interpretazione degli indicatori del PAN” (Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari).
In generale, sono 35.353 i campioni di acque superficiali e sotterranee analizzati in Italia nel biennio 2015-2016, per un totale di quasi due milioni di misure analitiche e 259 sostanze rilevate (erano 224 nel 2014). Nel 2016, in particolare, sono stati trovati pesticidi nel 67% dei 1.554 punti di monitoraggio delle acque superficiali e nel 33,5% dei 3.129 punti delle acque sotterranee, con valori superiori agli standard di qualità ambientale nel 23,9% delle acque superficiali e nell’8,3% delle acque sotterranee. Gli erbicidi, in particolare, rimangono le sostanze riscontrate con maggiore frequenza, principalmente per le modalità ed il periodo di utilizzo che ne facilita la migrazione nei corpi idrici, ma aumenta significativamente anche la presenza di fungicidi e insetticidi.
La maggior presenza di pesticidi si riscontra nella pianura padano-veneta, dove le indagini sono generalmente più approfondite, in termini di numerosità dei campioni e di sostanze ricercate; nelle regioni del nord, infatti, si concentra più del 50% dei punti di monitoraggio della rete nazionale. Nel resto del paese, sottolinea l’Ispra, la situazione resta ancora abbastanza disomogenea: non sono pervenute, infatti, informazioni dalla Calabria e in altre Regioni la copertura territoriale è limitata, così come resta limitato, nonostante l’aumento, il numero delle sostanze ricercate.