QUEL CHE C’È DA SAPERE
Il governo Gentiloni “intende completare, nei limiti temporali del mandato, le fasi che è possibile concludere” della procedura per la realizzazione del Deposito nazionale delle scorie nucleari, “evitando stalli e ulteriori ritardi”. Lo scrive il ministero dello Sviluppo economico in una Nota informativa sulla Cnapi (la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee), pubblicata il 23 marzo sul suo sito.
La Cnapi è pronta dal luglio 2015 e nell’ottobre 2015 la commissione parlamentare di inchiesta sui rifiuti ne aveva chiesto la pubblicazione, ma prima il ministro ha voluto portare a termine la procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) sul Programma nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi, previsto dalla direttiva Euratom 70/2011.
L’ultima previsione fatta dal ministro Carlo Calenda durante un’audizione davanti alla commissione parlamentare di inchiesta il 27 giugno 2017 era che la Cnapi sarebbe stata pubblicata nell’ultimo trimestre del 2017. Cioè alla vigilia delle elezioni. Impegno non mantenuto, come ha sottolineato su Twitter il geofisico Enzo Boschi, chiedendo invano al ministro una spiegazione. Senza risposta anche le obiezioni di chi rimprovera al ministro dello Sviluppo economico di non aver gestito il problema negli anni passati e di lasciare ora, con il presidente del Consiglio dimissionario, questa patata bollente al futuro governo. Calenda si limita ad affermare che “la pubblicazione della mappa dei siti adatti per deposito non è atto discrezionale del governo ma termine di un lungo processo tecnico. C'è stato enorme ritardo che mette a rischio accordi con paesi che tengono materiale. Pubblicarla è atto dovuto di responsabilità/trasparenza”.
La nota del ministero ricorda che il Deposito nazionale è un’infrastruttura ambientale di superficie dove saranno conferiti i rifiuti radioattivi prodotti in Italia, generati dall’esercizio e dallo smantellamento delle centrali e degli impianti nucleari, dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca.
Il Deposito servirà per lo smaltimento a titolo definitivo dei rifiuti radioattivi a bassa e media attività e per lo stoccaggio temporaneo, a titolo provvisorio di lunga durata, dei rifiuti radioattivi ad alta attività. Insieme al Deposito nazionale sorgerà un Parco tecnologico, nel quale saranno avviate attività di ricerca specializzata.
La disciplina europea richiede che ciascun paese si dia una strategia per gestire in sicurezza i rifiuti radioattivi. La direttiva 2011/70/Euratom prevede che la sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi avvenga nello Stato membro in cui sono stati generati.
Dopo la pubblicazione della Cnapi, è previsto un processo di consultazione pubblica, nell’ambito del quale i soggetti coinvolti potranno formulare osservazioni o proposte. Alla fine di questa consultazione, 120 giorni dopo la pubblicazione della Carta, ci sarà un seminario nazionale organizzato dalla Sogin. Successivamente, è prevista l’istruttoria finale di approvazione della Carta, sulla cui base potranno essere formulate le dichiarazioni d’interesse da parte delle amministrazioni locali, propedeutiche agli approfondimenti di dettaglio e all’individuazione del sito definitivo.
Il tempo stimato per arrivare all'autorizzazione del Deposito è di circa quattro anni e mezzo dalla definizione delle caratteristiche delle aree potenzialmente idonee. Secondo quanto dichiarato dal ministro Carlo Calenda durante l’audizione dello scorso giugno, “sebbene l'intera realizzazione del Deposito nazionale e del relativo Parco tecnologico è prevista per la fine del 2025, l'esercizio delle strutture per l'immagazzinamento di rifiuti ad alta attività e del combustibile esaurito è previsto a partire dall'inizio del 2024. Pertanto, il rientro dei soli rifiuti radioattivi italiani ad alta attività riprocessati all'estero potrà aver luogo già a partire dal gennaio 2024”.