QUEL CHE C’È DA SAPERE
Il Consiglio Ambiente dell’Ue ha espresso la propria posizione sulla proposta della Commissione europea che stabilisce gli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra derivanti dai settori economici non rientranti nel sistema di scambio di quote di emissione (Emissions Trading Scheme – ETS), per il periodo 2021-2030. Il Consiglio Ambiente ha mantenuto i principali elementi della proposta della Commissione Ue, che per l’Italia prevede un obiettivo vincolante di riduzione del 33% al 2030, rispetto al livello del 2005.
Il sistema ETS riguarda i settori industriali energivori come il termoelettrico, la raffinazione, la produzione di cemento, di acciaio, di carta, di ceramica, di vetro. Tuttavia, oltre il 55 per cento delle emissioni totali dell’Ue proviene dai settori non-ETS, in cui rientrano trasporti, edilizia, servizi, agricoltura, rifiuti, e i piccoli impianti industriali.
La proposta della Commissione Ue era stata fortemente criticata dal ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, che l’aveva giudicata iniqua e che un anno fa aveva postato sul sito del ministero il testo integrale e anche il video del suo intervento al Consiglio Ambiente del 17 ottobre 2016, dove aveva sottolineato che “l’Italia è tra i Paesi più virtuosi in termini di riduzione delle emissioni, grazie alle politiche e alle misure che abbiamo messo in atto nel periodo 2013-2020. Siamo tra i Paesi con emissioni pro-capite più basse in Europa, tra i Paesi più efficienti a livello globale, e tra i Paesi con una maggiore percentuale di produzione di energia da fonti rinnovabili in Europa e forse nel mondo”. Tuttavia, “per quanto riguarda la proposta della Commissione, riteniamo che questa non rifletta il principio di equità affermato nel Consiglio europeo dell’ottobre 2014, così come il principio di convergenza delle emissioni pro-capite. Pertanto non possiamo fare a meno di rappresentare le nostre forti perplessità e preoccupazioni in merito alla definizione della metodologia di distribuzione degli oneri tra gli Stati membri. Riteniamo che, nel rispetto dell’integrità ambientale, che condividiamo pienamente, si debba trovare una soluzione adeguata agli aspetti distorsivi delle proposte. Ciò potrà essere perseguito riconoscendo gli sforzi che il nostro Paese ha già condotto e che ci consentiranno non solo di raggiungere, ma ampiamente superare i nostri obblighi di riduzione al 2020.
La proposta della Commissione Ue aveva già sollevato le critica della commissione sulle politiche dell’Ue del Senato, che il 28 settembre 2016 aveva approvato un parere in cui si affermava che “il rispetto del principio di proporzionalità presenta forti elementi di criticità, in relazione alla ripartizione degli oneri di riduzione delle emissioni assegnati agli Stati membri. In particolare, l’obiettivo di riduzione delle emissioni non-ETS proposto per l’Italia, pari al 33 per cento rispetto ai valori del 2005, comporta oneri e costi sproporzionati, in confronto con la media europea, non sufficientemente mitigati dai meccanismi di flessibilità previsti dalla proposta”.
Dopo la riunione del Consiglio Ambiente del 13 ottobre, il ministro Galletti non ha rilasciato alcuna dichiarazione e in conferenza stampa il commissario europea all'Energia e al Clima, Miguel Arias Cañete, ha precisato che nessuno Stato membro ha messo in discussione gli obiettivi della proposta della Commissione, né i target nazionali di riduzione delle emissioni. La negoziazione si è concentrata su meccanismi di maggiore flessibilità per i paesi meno ricchi.