QUEL CHE C’È DA SAPERE
Il 2 agosto, le commissioni ambiente e attività produttive della Camera hanno approvato due risoluzioni sulla proposta di nuova direttiva della Commissione Ue sulla promozione dell’uso di energia da fonti rinnovabili e sulla Comunicazione dell’esecutivo di Bruxelles intitolata Nuovo slancio all'innovazione nel settore dell'energia pulita.
A differenza dell'attuale quadro normativo, regolato dalla direttiva 2009/28/CE, la proposta di nuova direttiva non prevede l'introduzione di target nazionali vincolanti, ma fissa un obiettivo collettivo a livello di Unione, accompagnato da misure vincolanti per i singoli settori (energia elettrica, riscaldamento-raffrescamento e trasporti). Secondo la Commissione Ue, la proposta di direttiva si è resa necessaria perché le proiezioni indicano che, in assenza di nuove iniziative, la quota di rinnovabili nell'energia consumata nel 2030 si attesterebbe intorno al 24,3% - quindi al di sotto dell'obiettivo minimo pari ad almeno il 27% - e potrebbe impedire all'Unione di rispettare collettivamente gli impegni assunti con l'accordo di Parigi del 2015.
Nell’esprimere parere favorevole alla proposta di direttiva, le commissione ambiente e attività produttive della Camera affermano che “occorre valutare se la proposta di direttiva, laddove, per un verso, rende più stringenti gli obiettivi comuni da conseguire a livello dell'Ue e, per altro verso, attenua gli obblighi gravanti su ciascun Paese membro, non possa indurre i Paesi meno virtuosi a comportamenti opportunistici, pregiudicando in tal modo l'esito finale comune. Ciò in considerazione del fatto che alcuni dei maggiori consumatori di energia nell'ambito dell'Ue attualmente si collocano al di sotto del target previsto per il 2020. In sostanza, potrebbe non risultare coerente con l'obiettivo condiviso di portare almeno al 27% la quota di consumo di energia da fonti rinnovabili entro il 2030 mantenere gli obiettivi vincolanti per singolo Paese al livello già previsto a normativa vigente per il 2020. Si tratta, quindi, di valutare se non convenga rivedere al rialzo anche tale livello”.
Infatti, se la produzione da energie rinnovabili e la quota di consumo da loro assicurata è significativamente aumentata negli ultimi venti anni nell'ambito dell'Ue, tuttavia ciò è avvenuto con vistose differenze tra i diversi Stati membri. Infatti, mentre undici di essi, tra cui l'Italia, hanno già raggiunto il loro obiettivo previsto per il 2020, altri sono ancora molto lontani dal conseguirlo.
Nella risoluzione sulla Comunicazione della Commissione Ue intitolata Nuovo slancio all'innovazione nel settore dell'energia pulita, le due commissioni di Montecitorio affermano che “appare condivisibile e apprezzabile l'approccio della Commissione europea orientato a sostenere la ricerca e l'investimento in tecnologie innovative per le energie rinnovabili e ad effettuare un'accurata ricognizione degli incentivi attualmente vigenti per le fonti a maggior impatto ambientale. Tuttavia, è auspicabile un impegno più coerente e deciso da parte delle istituzioni europee per disincentivare in particolare l'utilizzo del carbone, tuttora massicciamente impiegato da alcuni partner”.
Inoltre, la risoluzione giudica condivisibile l'intenzione della Commissione europea di rivedere le regole attualmente vigenti in materia di aiuti di Stato per favorire gli investimenti effettuati nel campo della ricerca e dell'innovazione, nella logica della decarbonizzazione. Tuttavia, la risoluzione osserva che “gli elementi forniti nella comunicazione appaiono non sufficienti a chiarire in che termini e con quali specifiche finalità, se non quelle generiche cui si fa riferimento nella comunicazione stessa, si dovrebbe procedere alla citata revisione”.