QUEL CHE C’È DA SAPERE
La commissione industria del Senato ha deciso di condurre un’indagine, da concludere con un atto di indirizzo al governo, sulle asimmetrie competitive per l'industria europea derivanti dai bassi costi energetici e dai bassi standard ambientali in Paesi extra-Ue. La proposta, che è stata fatta propria anche dalla commissione ambiente del Senato, è stata avanzata da Francesco Scalia (Pd), che ha sottolineato come alcune aree del mondo, al di là degli impegni formali, non competano sul mercato mondiale con regole uniformi a quelle europee. Per questo, occorre ripensare la competitività dell'industria europea alla luce di una perequazione dei costi energetici e ambientali, non attenuando i limiti ambientali, ma rifiutando di accogliere passivamente nel nostro mercato interno beni e materie che godono di un vantaggio competitivo basato su bassi costi energetici e bassi standard ambientali.
Scalia ha ricordato la risoluzione approvata il 4 giugno 2015 dalle commissioni industria e ambiente del Senato, in cui si afferma che “andrebbe riconsiderata l'alternativa dell'introduzione graduale di forme articolate di carbon tax a valere sia sulle merci prodotte nella Ue sia su quelle di importazione, così da evitare, nel rispetto degli accordi WTO, negativi effetti di spiazzamento dell'Europa nel commercio mondiale; nel perseguimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni e di sicurezza degli approvvigionamenti si sottolinea inoltre l'importanza di interventi volti a promuovere il risparmio energetico e l'uso di risorse domestiche”. Le stesse questioni sono state oggetto della risoluzione approvata lo scorso 19 aprile dalle stesse commissioni.
L’ipotesi di una carbon tax a valere sia sulle merci prodotte nella Ue sia su quelle di importazione riprende la proposta di una imposta sull’intensità carbonica dei prodotti, l’Imposta sulle Emissioni Aggiunte (ImEA), avanzata dagli Amici della Terra.