QUEL CHE C’È DA SAPERE
La commissione industria della Camera si appresta a esprimere un parere negativo sulla proposta di regolamento della Commissione Ue sui rapporti commerciali con la Cina e le sue politiche di dumping.
Sulla questione è intervenuto in commissione e in Aula della Camera anche il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ricordando che a metà dello scorso anno l’Italia ha bloccato un tentativo della Commissione europea di riconoscere di fatto la Cina come economia di mercato, inserendo delle clausole che avrebbero salvaguardato i dazi anti dumping imposti. Una soluzione giudicata dall’Italia “potenzialmente disastrosa per l'industria italiana ed europea”, ha detto il ministro Calenda, perché “era tout court un riconoscimento” alla Cina dello status di economia di mercato. Il ministro ha aggiunto che il nostro governo “è stato il primo e per molto tempo l'unico a parlarne in maniera aperta, a mobilitare la stampa e a fare un'opera che poi ha raggiunto il risultato, perché la Commissione si è fermata e ha proposto oggi un Regolamento, che dovrà passare anche al Parlamento europeo, che è totalmente differente e che un po’ ricalca quello degli Stati Uniti, con l'utilizzo di una analisi dei prezzi medi comparati ai prezzi del Paese, nel calcolo dei meccanismi di dumping. Tuttavia, a noi non sta bene come questo Regolamento si va sviluppando, perché lo riteniamo ancora troppo debole”.
Calenda ha sottolineato che su questo tema “il governo italiano ha la posizione di gran lunga più dura in Europa e continua a sostenerla, con la speranza di vedere quello che abbiamo visto nell'ultimo anno, cioè che piano piano gli altri paesi cominciano a darci ragione e ad essere d'accordo su un rafforzamento di questi strumenti”.
Questa posizione si trova riflessa nella proposta di parere sulle proposte di Regolamento della Commissione Ue relative alla difesa contro le importazioni oggetto di dumping e di sovvenzioni da parte di paesi non membri dell'Unione, presentata in commissione industria dal relatore Ludovico Vico (Pd), che ha evidenziato come esista una diversa posizione tra gli Stati dell’Ue in merito alla regola del dazio inferiore, che consente alla Commissione di istituire i dazi a un livello inferiore al margine di dumping, se tale livello è sufficiente a eliminare il pregiudizio arrecato ai prodotti dell'Ue, e che l'Italia intende eliminare, mentre altri paesi a minore vocazione manifatturiera sono orientati a mantenere, con l'obiettivo di acquisire maggiori investimenti dalla Cina.
Nella proposta di documento finale si osserva che “l'Ue appare particolarmente vulnerabile nei confronti di pratiche commerciali sleali rispetto ad altri paesi, come gli Stati Uniti, che applicano un numero maggiore di misure antidumping, con dazi spesso molto più alti. I differenziali dei dazi applicati da altri membri del WTO inducono la Cina a dirottare la sua produzione verso i mercati europei dove i dazi sono più bassi, con grave pregiudizio per la manifattura europea; clamoroso in tal senso è il caso del settore della siderurgia, dove la crescita esponenziale della produzione e delle esportazioni cinesi, anche attraverso pratiche commerciali sleali, ha provocato la perdita di numerosi posti di lavoro in Europa”.
In conclusione, secondo la proposta di documento finale, la proposta della Commissione Ue “sembra costituire una sorta di espediente con il quale la Commissione tenta di aggirare la questione del riconoscimento della Cina quale economia di mercato”.