QUEL CHE C’È DA SAPERE
La maggior parte dei paesi dell’Ue ha votato contro la proposta della Commissione europea di prorogare per due anni le misure antidumping decise nel dicembre 2013 nei confronti dei pannelli solari e dei loro componenti importati dalla Cina. Le misure, estese poi anche a Taiwan e Malesia, cesseranno di essere efficaci in marzo. Quattordici paesi hanno votato contro, cinque a favore e cinque si sono astenuti, come riferisce pv magazine, in assenza di comunicati ufficiali, segnalando che questa spaccatura riflette quella del mondo industriale di questo settore, diviso tra installatori e rivenditori di componenti fotovoltaici, guidati da SolarPower Europe e contrari alle misure antidumping, e produttori di pannelli fotovoltaici, che però sono presenti in soli cinque paesi, guidati da EU ProSun e che sono favorevoli. I quattordici paesi che hanno votato contro, tuttavia, non sono sufficienti per raggiungere la maggioranza qualificata e quindi la proposta della Commissione Ue sarà esaminata da un comitato d’appello, con la partecipazione dei rappresentanti dei 28 Stati Ue.
Al termine di una lunga indagine, nata da un esposto di EU ProSun, nel 2013 la Commissione Ue aveva accertato che gli esportatori cinesi del fotovoltaico avevano violato le norme dell’Organizzazione mondiale del commercio, che vietano di usufruire di aiuti di Stato, come finanziamenti agevolati, sgravi fiscali, agevolazioni sull’acquisto delle materie prime, finanziamenti per aumentare la capacità produttiva. Dopo aver deciso l’istituzione di dazi, la Commissione Ue accettò l’accordo proposto dalla maggioranza degli esportatori cinesi del fotovoltaico, stabilendo un prezzo minimo per ogni modulo e un tetto alla quantità di pannelli esportabili annualmente in Europa. L’accordo fu accettato da un centinaio di produttori cinesi, che coprivano circa il 75% del mercato europeo, mentre per gli altri furono applicati i dazi.
Un anno fa, la Commissione Ue decise di estendere anche all'import di componenti per pannelli solari provenienti da Taiwan e Malesia i dazi antidumping già in vigore nei confronti di quelli cinesi. Infatti, un’indagine iniziata nel maggio 2015 su segnalazione di un produttore europeo del fotovoltaico, SolarWorld AG, aveva accertato che dai due paesi asiatici venivano esportati in Europa pannelli solari e loro componenti la cui provenienza originaria era in realtà la Cina, aggirando così i dazi antidumping e anti-sovvenzione imposti dall’Ue nei confronti delle esportazioni fotovoltaiche di Pechino. I nuovi dazi non vengono applicati a una ventina di produttori di Taiwan e a cinque della Malesia, che avevano dimostrato di non essere coinvolti nella frode.
Contro la proroga delle misure antidumping si erano espressi sin dall’ottobre 2015 14 parlamentari europei di tutti i principali gruppi, che in una lettera alla Commissaria europea al Commercio, Cecilia Malmström, sostenevano che le misure antidumping hanno contribuito a determinare un declino del settore fotovoltaico, che ha visto “i livelli delle installazioni solari crollare in modo drammatico in Europa, passando dai 17 GW nel 2012 a meno di 7GW nel 2014”, con un “impatto sui posti di lavoro nel settore dell’energia solare in Europa, scesi da 265.000 nel 2011 a circa 120.000 di oggi”. La lettera era firmata da esponenti del Ppe, dei Verdi, dei Socialisti e Democratici, dei Democratici e Liberali, dei Conservatori e Riformisti, tutti provenienti da paesi dell’Europa del Nord e di quella centro-orientale: Svezia, Finlandia, Danimarca, Gran Bretagna, Germania, Olanda, Lituania e Ungheria.
Secondo EU ProSun, invece, il declino del mercato fotovoltaico in Europa, pari ad oltre il 50%, era già iniziato due anni prima che fossero stabilite le norme antidumping nei confronti dei produttori cinesi e la causa principale era stata la decisione di molti Stati di tagliare massicciamente i sussidi all’energia solare, anche come risposta al forte aumento di impianti che utilizzavano moduli fotovoltaici importati dalla Cina e oggetto di dumping. Secondo EU ProSun, la richiesta che l'Unione europea elimini le misure antidumping è priva di fondamento, come dimostra il caso degli Stati Uniti, che hanno adottato provvedimenti analoghi e dove il mercato del fotovoltaico è in forte crescita.