QUEL CHE C’È DA SAPERE
Dal 7 al 18 novembre si è tenuta a Marrakesh, in Marocco, la conferenza annuale dell’Onu sui cambiamenti climatici (COP22), che si è conclusa con una dichiarazione finale, che fa appello alla responsabilità di tutti gli attori internazionali, statali e non, ma che riflette il fatto che ben pochi progressi sono stati fatti a un anno di distanza dal Summit di Parigi (COP21). In particolare, il punto dolente è sempre quello dei finanziamenti, su cui sono pochi i passi avanti fatti per arrivare, nel 2020, alla costituzione di un Fondo verde per il clima dotato di 100 miliardi l’anno.
Sulla conferenza di Marrakesh ha aleggiato continuamente l’ombra del neo-eletto presidente degli Usa, Donald Trump, le cui posizioni sul clima sono lontane da quelle contenute nell’Accordo di Parigi del 2015. Proprio in apertura della COP22, il ministro francese dell’Ecologia, Ségolène Royal, ha tenuto a sottolineare l’impossibilità per gli Usa, durante il mandato di Trump, di sottrarsi agli impegni presi, affermando che “l'irreversibilità dell'Accordo di Parigi è acquisita. L'Accordo vieta qualsiasi uscita per un periodo di tre anni, più un periodo di preavviso di un anno, quindi ci saranno quattro anni stabili".