QUEL CHE C’È DA SAPERE
Il prossimo 7 dicembre, la Commissione europea dovrebbe presentare una proposta di revisione della direttiva sulle energie rinnovabili, che dovrebbe contenere anche nuovi criteri di sostenibilità per tutte le bioenergie, compresi i biocarburanti. La prospettiva che si fa strada è che la Commissione Ue elimini, a partire dal 2020, i sussidi ai biocombustibili di prima generazione, prodotti a partire da colture alimentari, come lo zucchero, l’amido e gli oli vegetali. Si tratta di biocombustibili prodotti su terreni che utilizzano materie prime che possono essere utilizzate anche per gli alimenti e i mangimi. I biocarburanti ammessi sarebbero solo quelli avanzati, cioè prodotti a partire da materie prime che non competono direttamente con gli alimenti e i mangimi, quali i rifiuti e i residui agricoli.
L’attuale legislazione europea, approvata nel 2015, limita al 7% l'uso dei biocarburanti che competono con le colture su terreni agricoli. Questo limite è stato deciso dopo che l'Unione europea è stata coinvolta per anni in una controversia sui danni derivanti dal cosiddetto cambiamento indiretto di destinazione dei terreni per la produzione di biocarburanti.
Di fronte alla prospettiva che questo limite venga azzerato e che cessino i sussidi, l’industria dei biocarburanti è entrata in fibrillazione. Come riferisce EurActiv, da una parte ci sono i produttori di etanolo, che chiedono alla Commissione di fare una scelta basata sulla scienza e quindi di distinguere il bioetanolo, sia convenzionale sia avanzato, da altri biocarburanti, in particolare dal biodiesel, che ha un maggior impatto climatico. Il biodiesel, infatti, è prodotto da oli vegetali, tra cui alcuni molto controversi come Jatropha e olio di palma, e ha quindi un impatto ben superiore all’etanolo, che può essere sintetizzato o derivato dalla fermentazione di qualsiasi biomassa.
Dall’altra parte ci sono i produttori di biocarburanti avanzati, che denunciano come gli investimenti nel settore siano fermi a causa della mancanza di forti segnali di mercato da parte della Commissione europea e della politica in generale. “L'Europa rischia di perdere la sua posizione competitiva rispetto all'innovazione dei carburanti nei trasporti a basso tenore di carbonio”, afferma Chris Malins, dell'International Council on Clean Transportation. “Dopo che diversi progetti promettenti su scala commerciale sono stati bloccati negli ultimi anni, in Europa gli investimenti sono rallentati fino ad attestarsi in battuta d’arresto sulla scia dell'incertezza politica".