QUEL CHE C’È DA SAPERE
Sulla Gazzetta Ufficiale n.233 del 5 ottobre è stato pubblicato il Dcpm del 10 Agosto 2016, sulla “Individuazione della capacità complessiva di trattamento degli impianti di incenerimento di rifiuti urbani e assimilabili in esercizio o autorizzati a livello nazionale, nonché individuazione del fabbisogno residuo da coprire mediante la realizzazione di impianti di incenerimento con recupero di rifiuti urbani e assimilati”. Il Dpcm, che è attuativo dell’art. 35 del decreto Sblocca Italia, individua la necessità di otto nuovi termovalorizzatori (due in Sicilia, e uno in Sardegna, Umbria, Marche, Lazio, Campania e Abruzzo) e la messa in esercizio di cinque termovalorizzatori già autorizzati (Sesto Fiorentino, Roma, S.Vittore, Gioia Tauro, Statte), in aggiunta ai 40 attualmente in funzione.
Gli otto nuovi termovalorizzatori da realizzare hanno una potenza complessiva di 1.741.000 tonnellate/anno, a cui si aggiungono 90.000 t/a di due impianti da potenziare.
Nel Nord Italia non è stata individuata alcuna necessità di nuovi impianti, mentre il fabbisogno impiantistico del Centro è stato calcolato in 530.000 tonnellate/anno, che sarà coperto da tre termovalorizzatori: Umbria (130.000 t/a), Marche (190.000 t/a), Lazio (210.000 t/a).
Nel Sud Italia il fabbisogno impiantistico da realizzare è di 490.000 t/a, che sarà coperto dai termovalorizzatori di Campania (300.000 t/a) e Abruzzo (120.000 t/a), oltre che dal potenziamento dell’impianto esistente in Puglia per nuove 90.000 t/a.
In Sicilia i due termovalorizzatori previsti avranno una potenza complessiva pari a 690.000 t/a, mentre in Sardegna il nuovo termovalorizzatore avrà una potenza di 101.000 t/a, a cui si aggiungeranno 20.000 t/a di un impianto da potenziare.
Per individuare il fabbisogno nazionale di incenerimento dei rifiuti urbani e assimilati, il governo ha calcolato una percentuale di raccolta differenziata pari al 65%, indicata come soglia minima dall’articolo 205 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e necessaria al perseguimento dell’obiettivo di riciclaggio comunitario del 50%.
Il dimensionamento degli impianti destinati all’incenerimento dei rifiuti urbani è stato modulato in ragione del principio di autosufficienza e prossimità, sancito dalla Direttiva europea 2008/98, sia per quanto riguarda lo smaltimento sia per il recupero dei rifiuti urbani. È stato escluso il ricorso all’esportazione dei rifiuti fuori dai confini nazionali.
Infine, l’analisi del governo ha considerato che “quota parte degli scarti provenienti dalla raccolta differenziata (non idonei per la filiera del riciclaggio) sono idonei ad essere inceneriti. Tale quota risulta essere compresa tra 8% e il 10% secondo le elaborazioni fornite dalle regioni, sicché si è assunto un valore cautelativo, pari al 10%”.