QUEL CHE C’È DA SAPERE
Il presidente della Repubblica, François Hollande, e il ministro dell’Ecologia, Ségolène Royal, hanno annunciato la decisione unilaterale della Francia di fissare un prezzo alle emissioni di carbonio, in modo da penalizzare il ricorso al carbone e favorire il gas, vista la scarsa efficacia del sistema europeo di scambio delle emissioni. “Il mercato al momento non sta funzionando e qualcuno deve decidersi a fare la prima mossa”, ha affermato il ministro francese, spiegando la scelta del presidente Francois Hollande di introdurre la carbon tax dal 1° gennaio 2017. L’andamento dei prezzi fa sì che gli impianti a gas producano elettricità a un costo doppio delle centrali a carbone. Il risultato è che, in Francia, a fronte di 4.000 ore di funzionamento annuo degli impianti a carbone, le centrali a gas lavorano appena 1.700 ore.
Il governo francese metterà a punto la sua proposta in autunno, in modo da inserirla nella legge finanziaria. L’obiettivo è di evitare l’emissione di 12 milioni di tonnellate di CO2 l’anno, pari a circa la metà di quelle del settore elettrico della Francia. Il meccanismo dovrebbe prevedere un corridoio, cioè un prezzo base del carbonio, probabilmente intorno ai 30 euro per tonnellata, e un prezzo massimo. La Francia intende proporre l’estensione di questo meccanismo a tutta l’Unione europea ma la Commissione Ue potrebbe contestare alla Francia l’adozione unilaterale di questa politica, perché distorsiva del mercato e non rispettosa delle norme sulla concorrenza.
Il sistema europeo di scambio delle emissioni di CO2 prevede che l’Unione fissi un tetto massimo alle emissioni, lasciando al libero mercato la definizione del prezzo che i produttori di energia devono pagare per ogni tonnellata di CO2. Nell’attuale congiuntura di crisi economica, i prezzi sono scesi moltissimo, oscillando tra cinque e sette euro a tonnellata di CO2 nel primo quadrimestre di quest’anno, rendendo più conveniente ricorrere al carbone, meno caro e più inquinante.
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Questa iniziativa della Francia si colloca nell'alveo della DISINFORMAZIONE, cavalcata ad arte da certi circuiti, che vorrebbero far credere che l'utilizzo del Carbone sia sempre meno opportuno ed a questo dovrebbe preferirsi l'uso del Gas Metano, con l'illusoria e fuorviante ipotesi che produrre l'elettricità col Gas comporta un'emissione circa dimezzata di CO2 rispetto al Carbone.
Questo è vero, ma SOLO se si guarda "strabicamente" alle emissioni "post-combustione", mentre, stranamente (!?!) nulla si dice delle emissioni "pre-combustione", vale a dire della fase di estrazione dei combustibili dai giacimenti.
Da tempo ho cercato di sollevare e richiamare l’attenzione sull’evidente mistificazione che da sempre è cavalcata in merito alla comparazione, ai fini delle emissioni di GHG (gas ad effetto serra) tra il Gas Naturale ed il Carbone nella generazione elettrica.
Anche recentemente 5 grandi società del settore degli idrocarburi hanno ribadito tale posizione, ampiamente ripresa da quasi tutti i giornali, per cercare di influenzare l’opinione pubblica e soprattutto il circuito che ha alimentato anche la COP21 di Parigi.
Non sorprendentemente, ad un minimo approfondimento si registra che NULLA viene monitorato, ne conteggiato e tantomeno attribuito ad alcuno di quelle che sono le emissioni di GHG della gase “pre-combustione”, vale a dire generate durante l’estrazione degli idrocarburi (sia Petrolio, ma soprattutto Gas Naturale) dai giacimenti.
Tali emissioni sono invece ben note agli Operatori, che ovviamente previamente analizzano le caratteristiche dei vari gas presenti nei diversi giacimenti prima di deciderne lo sfruttamento e gli impianti di estrazione sono dotati delle infrastrutture necessarie alla separazione (cattura) dei Gas indesiderati (CO2, H2S, N2O) presenti e miscelati in giacimento insieme a Metano, Butano, Propano, ecc. e con questi portati in superfice durante l’estrazione. Tali Gas indesiderati (perché non graditi a destino) e soprattutto che risulterebbe logicamente non opportuno inserirli in pipeline, anche per ovvie ragioni di economia di esercizio (soprattutto quando la loro quantità risulta rilevante e diversi importanti giacimenti presentano un elevato contenuto di CO2 in giacimento), dopo essere stati separati dal flusso in estrazione, sono semplicemente liberati in atmosfera, con la tecnica denominata: “Venting” ai quali si aggiungono quelli prodotti dal “Flaring” (combustione in fiaccola del Metano talvolta associato al Petrolio ed indesiderato e quindi convertito in CO2 e H2O), oltre alle emissioni dirette di Metano: CH4 che vanno sotto la denominazione di “Fugitive Methane Emissions”.
Queste ultime, oltre che riferite alle estrazioni del Gas Naturale convenzionale, sono particolarmente presenti nell’estrazione dello “Shale-Gas”.
Per semplicità di identificazione e parallelismo con quanto avviene poi a destino in fase di combustione dei diversi combustibili, tali emissioni GHG sono abitualmente denominate “pre-combustione”.
E’ evidente che se l’argomento GWP (Global Warming Potential) dei GHG (CO2, CH4, N2O) continuerà ad influenzare le politiche strategiche dei vari Paesi, non c’è ragione che l’attenzione sia limitata alle emissioni dei GHG nella sola fase “post-combustione”, come attualmente avviene e sulla base delle quali si sono poi sviluppate le Direttive ETS (Emission Trading System) e le relative Borse delle emissioni.
Occorre quindi che quanto sopra emerga definitivamente all’attenzione generale per una seria riflessione sul tema, da cui poi derivano le assurde posizioni della Ue ed anche le tecniche di CCS (Carbon Capture and Storage), stranamente particolarmente avversate dalle associazioni ambientaliste. Sarebbe lecito domandarsi il perché, visto che tali tecniche sono peraltro da decenni applicate appunto nella fase di estrazione degli idrocarburi.
Poi, quando il buonsenso sarà ritornato a motivare i nostri politicanti (Ue in primis!), allora ci si renderà conto che questa fobia ed assurda demonizzazione dei "gas ad effetto serra" ed in particolare della CO2 e speriamo di essere ancora in grado di rettificare tale incredibile sperpero di enormi risorse economiche, mentre i veri problemi dell'umanità - anche in campo energetico - continuano a rimanere disattesi!
Pensate a quel terzo dell'umanità che ancora NON ha accesso a moderne e razionali Fonti di Energia!